domenica 24 giugno 2007

Di come la Grecia ottenne la libertà.

La Libera Repubblica Ellenica si è costituita come indipendente dal Quarto Reich in seguito alla guerra scoppiata nel 1978 tra la Federazione Europea e l'Impero Meccanico, per il controllo dell'Africa del Nord.

In passato, l'Impero Meccanico aveva sempre avuto nelle sue mire di estendere i propri domini fino al Marocco, come già era l'estensione dell'Impero Ottomano nel tardo settecento, soprattutto a causa dei giacimenti petroliferi della Libia, e per estendere anche il proprio controllo nel Mediterraneo. Tuttavia la fine della Seconda Guerra Mondiale aveva visto seriamente ridimensionati questi suoi propositi, con la formazione del Regno della Numidia, con l'appoggio del Reich. Il 7 Febbraio del 1978 l'Impero Meccanico invadeva la Libia con la 40° divisione corazzata ``Ra'', di stanza in Egitto, ottenendo una fulminea serie di vittorie che portava le truppe Meccaniche già dopo sette giorni alle porte di Cartagine: subito il Regno di Numidia chiedeva l'intervento della Federazione Europea, e il governo nazista non tardava a inviare un contingente militare. Le truppe naziste sbarcarono a Cartagine il 16 febbraio e in un primo momento riuscirono a respingere i giganteschi carri ``Gilgamesh'' dell'Impero, assestandosi poi in città. Successivi assalti Babilonesi non diedero alcuno frutto: le operazioni militari vedevano così l'Impero Meccanico bloccato nel deserto, tanto che l'Imperatore decise allora una mossa che la Federazione Europea non si aspettava, ovvero l'invasione della Grecia.

I Babilonesi sbarcarono a sorpresa in Eubea, mentre truppe terrestri venivano fatte passare attraverso lo stretto dei Dardanelli, sbaragliando la guarnigione tedesca presente sullo stretto, dirette ad Atene. Berlino, presa alla sprovvista, non riuscì o non volle inviare rapidamente delle truppe di rinforzo, e lasciò la cosa in mano ai Greci stessi, convinti che se anche i Babilonesi avessero distrutto diverse città e fossero arrivati fino ai Balcani, sarebbe stato facile per loro riconquistare il terreno perduto in un teatro di guerra così favorevole per loro; in più, un'eventuale distruzione di tal fatta avrebbe contemporaneamente infiacchito il nerbo dei Greci, i quali già durante i sommovimenti sociali del 1968 avevano tentato sollevazioni popolari per ottenere l'indipendenza, soffocate peraltro nel sangue: i Greci non erano mai comunque domiti, e una ``passeggiata'' delle feroci truppe meccaniche di Babilonia sul loro territorio sembrò al Reich un'ottima panacea contro i moti separatisti. I nazisti pensavano di poter più agevolmente sconfiggere separatamente i Meccanici in Africa e poi concentrarsi sul fronte balcanico, che per la sua conformazione geografica e politica consentiva una logorante e fruttuosa guerriglia.
Berlino, alla richiesta di aiuto del comando militare greco, rispose: ``Resistete!'' e i Greci non solo resistettero, ma scacciarono anche i Babilonesi dal loro paese. Per controllare il paese il Reich lo aveva diviso in varie regioni, Acaia, Foce, Beozia, ecc., dirette da vice-amministratori tedeschi, e nel Peloponneso il protettorato principale era quello situato a Sparta, che dominava l'intera penisola costituita in una sorta di lega interna, nonch\'e città famosa per la sua bellicosità, dove i giovani venivano addestrati fin da piccoli all'uso delle armi. Atene, capitale in senso soltanto amministrativo, ma simbolo del paese, e che faceva capo da sè stessa alla regione tra la Beozia e il mare chiamata Attica, si vedeva minacciata direttamente dall'orda Meccanica e, vistasti rifiutare l'aiuto dai nazisti, chiese aiuto ai protettorati vicini, in primo luogo a Sparta.

Tuttavia gli Spartani credevano di poter trarre vantaggio dalla situazione, e di poter liberarsi in un colpo di Atene, e poi, eliminati i Babilonesi, tanto era la loro fiducia nelle loro qualità militari, staccarsi anche dal governo di Berlino, e rimanere gli unici padroni in Grecia. Inviarono soltanto quindi uno ristretto contingente, in ritardo, che non raggiunse Atene in tempo per evitarle il saccheggio da parte dei Babilonesi. Questi infatti avevano fatto sbarcare truppe corazzate in Eubea, e mentre la flotta aggirava il Sunio il 21 di Aprile le truppe congiunte provenienti dal nord e da est sbaragliavano i Beoti presso Cheronea. Inaspettatamente quelli che risposero all'appello degli Ateniesi, mentre erano rimasti soli con i Megaresi a fronteggiare l'Impero, e tutti gli altri protettorati e città si arrendevano uno dopo l'altro, furono i Russi dal lontano nord. Questi avevano interesse a impiantare finalmente delle basi nel Mediterraneo e produrre comunque fastidio all'odiata Repubblica Socialista Tedesca.

Gli Ateniesi, confortati in questo, non potevano però rimanere con le mani in mano aspettando che il macchinario dell'esercito Russo si mettesse in moto. Rimanevano ancora soli contro gli eserciti meccanici, composti di carri giganteschi (i famosi Gilgamesh), Navi-Magillu e la famosa fanteria corazzata imperiale. Non era possibile difendere la città, ma il generale Artemidoro decise per la strategia da adottare, e puntò tutto sulla flotta aerea Ateniese, costruita recentemente, agile e composta interamente di giovani ufficiali a lui fedeli, tutti Greci. Gli eserciti Babilonesi raggiunsero Atene il 1 maggio, e la popolazione evacuata vide di lontano l'Acropoli bruciare nella notte.

Il 5 Maggio la flotta Imperiale volò sopra lo stretto, per incontrare quella Ateniese, che credeva ancora a terra; quel giorno però gli Dei avevano guardato all'esercito Greco, e un cielo nuvoloso, fatto di banchi neri e torreggianti come montagne nascondeva completamente la flotta Ateniese. Dentro alla tempesta che si preannunciava gli ammiragli Babilonesi non avrebbero voluto avventurarsi, ma la sicurezza assoluta dei Sacerdoti Imperiali fecero loro commettere l'errore fatale, e la grande e pesante flotta di Navi-Magillu entrò nelle nubi senza l'ausilio neppure della strumentazione elettronica che era guastata dalla tempesta magnetica, e là trovò la flotta Ateniese già schierata. Le navi greche volavano agilmente tra le nubi e saettavano portando scompiglio tra le aereonavi imperiali, colpendo e affondando, e scomparendo nella tempesta: le Magillu in fiamme precipitavano come folgori dal cielo lasciando una nera scia di fumo e di fuoco, sotto la coltre di nubi.

Fu una grandissima vittoria, e la flotta Ateniese non perse neppure un uomo. L'orgoglio babilonese invece era annientato. Rimaneva tuttavia sempre l'esercito terrestre, su cui i generali e l'Imperatore stesso contavano molto: l'Impero Meccanico si fondava pur sempre sulle truppe terrestri. Invece Artemidoro non perse tempo, e caricato sulla flotta aerea i soldati Ateniesi e Megaresi, e confidando nell'esercito Beota riorganizzato e nella guarnigione Spartana aggirò con la flotta l'esercito Imperiale e sbarcò i suoi uomini dietro i Babilonesi, che nel frattempo si erano spostati e ritirati nei pressi di Maratona per venire incontro all'esercito Beota. Schiacciato a sorpresa tra i due contingenti e bersagliato dall'alto dalla flotta aerea, senza possibilità di copertura da parte delle navi-magillu ormai in fondo all'Egeo e spaccate in due sopra i monti di Salamina, il Babilonese invasore subì la furia del valore greco. Anche i 500 spartani inviati come spregio da Sparta compresero la gravità della situazione di fronte alla moltitudine splendente meccanica dei 200.000 giganti di ferro di Babilonia che sciamavano nella pianura, luccicando sotto il sole, e combatterono con valore, senza mai voltare la schiena, come si usa a Sparta, e rimasero tutti sul campo. In quel punto, dove ora sorge il mausoleo dedicato ai morti di Maratona, esiste una semplice targa che li commemora, con su scritto: ```Qui gli Spartani combatterono con valore, come usano fare, contro l'orda dello schiavo babilonese''.

Il giorno 10 maggio offrì una splendida vittoria sui carri e sui fanti d'acciaio dell'Imperatore, e la virtù luminosa della Grecia splendette come un tempo, e gli Dei dall'alto dell'Olimpo si compiacerono del valore Ateniese, e si dice che la stessa Dea Atena, dopo millenni di silenzio, fosse tornata sul campo di battaglia. Lo stesso Artemidoro cadde, e ora giace sepolto insieme ai suoi nel mausoleo costruito sulla Nuova Acropoli.

In seguito le truppe Babilonesi si aprirono un varco e risalirono la Grecia fino in Tessaglia, per raggiungere la salvezza oltre lo stretto dei Dardanelli, ma a Tessalonica incontrarono l'esercito dell'Impero Russo che discendeva per portare aiuto ai Greci, e furono spazzati via.

Però, nel frattempo, anche dall'Africa le truppe naziste e Numide scacciarono i Babilonesi, che non avevano mai conosciuti una tale sconfitta plurima e cocente. I nazisti pensarono bene di rispedire i loro contingenti in Grecia, per riaffermare le loro basi, preoccupati più che altro per le truppe russe che ora stavano giungendo ad Atene. Ma i Greci tutti, Beoti, Achei, Tessali, Molossi, Sparta, Tebe, Olimpia, Atene rifiutarono ancora il giogo nazista, e si dichiararono indipendenti, uniti sotto il nome di libera Repubblica (Federale) di Grecia. Berlino inviò una flotta di Zeppelin\footnote{Le navi volanti naziste, simili, per forma, a dirigibili meccanici.} e un esercito, composto dalla 7° armata del Quarto Reich, il famoso Reggimento di Ferro di Romania, attraverso i Balcani, ma la flotta aerea russa di ``Potekim'' con le agili navi nere dall'occhio rosso sulla prora della Grecia affondarono quasi tutti i vascelli tedeschi, e le stesse truppe dell'Impero Russo andarono incontro ai tedeschi in Macedonia: lo scontro fu furente, e gli eserciti non riuscirono a prevalere gli uni sugli altri. Alla fine, la campagna andava per le lunghe e i Russi si assestavano sempre meglio nel territorio Greco: i Greci dal canto loro erano grati ai Russi, ma gelosi dell'indipendenza appena acquisita.

Si arrivò dunque al trattato di pace firmato ad Olympia, che prevedeva:

1) il riconoscimento dell'indipendenza del popolo greco da parte dei tedeschi

2) la concessione di una base e di un porto ai Russi, nella fattispecie accanto al Pireo ad Atene

3) la preservazione delle due basi tedesche sui Dardanelli e nell'isola di Corcyra, che rimaneva ai nazisti

La Grecia è tornata quindi alle antiche pratiche dei tempi prima dell'invasione e annessione nazista. Sono state riaperte le chiese ortodosse e le scuole di filosofia, e si sono costituite diverse regioni e zone di potenza, con il Peloponneso e le sue regioni a sud sotto l'Egida di Sparta, Atene e l'Attica, la Beozia e l'Acaia, nonchè le isole, sotto la Nuova Lega Attica diretta appunto dalla città di Atena, e il nord diviso in micro potestà, legate alle singole città, tranne la decapoli che fa capo a Olinto nella penisola Calcidica. Grazie ai proventi dovuti al mantenimento della Nuova lega Delio-Attica Atene ha potuto ricostruire la propria città, restaurare i monumenti e dare nuovo lustro a quelli antichi, unendo ad essi nuovi prodigi e nuove meraviglie, come una nuova statua di Atena sull'acropoli, il nuovo Pireo, con la lunga galleria coperta che giunge fino in città, con strada e ferrovia e ambienti per la passeggiata, dove trovano posto sculture e gallerie artistiche permanenti, un nuovo tempio a Zeus Sotèr (salvatore), costruito sopra e in completamento a quello di Zeus Olimpo nella vecchia agorà di Adriano, progetto quasi completato anche se osteggiato dalla Chiesa, che vede in esso un richiamo eccessivo e indesiderato al paganesimo, come se la nuova Grecia volesse richiamare le sue radici non legandosi a quelle cristiana, ma a quelle pagane di un passato mitico ed eroico.

Insomma la Libera Repubblica di Grecia è un paese in bilico tra molte contraddizioni, che aspira a essere prospero, schiacciato però tra l'Impero Nazista e quello Meccanico, e come alleato e partner commerciale fisso però il potente Impero Russo; proteso verso il futuro, ma pesantemente legato in ogni aspetto morale sociale e artistico alla splendida età classica, di cui vorrebbe rinnovare i fasti.

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