sabato 22 dicembre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Sen To Chihiro No Kamikakushi

Questo film può essere tranquillamente visto come il capolavoro assoluto di Miyazaki, la summa del suo cinema. Ho lasciato volutamente nel titolo il nome originale perché sostanzialmente intraducibile. La traduzione e la titolazione inglese suonano come "Spirited Away", che però traduce solo la parola "Kamikakushi". Il titolo italiano, "La Città Incantata", come al solito non centra assolutamente nulla con il film. La traduzione corretta sarebbe "Il rapimento degli dei/spiriti di Sen e Chihiro".

Il nome "Chihiro" significa "un migliaio di braccia (nel senso di misura di profondità)", mentre Sen "un migliaio"; Sen e Chi usano lo stesso kanji, quindi è parte del nome Chihiro. E in effetti sono la stessa persona.

Chihiro Ogino è una ragazzina che è costretta a cambiare città per seguire i genitori; ha dovuto anche lasciare la sua scuola, e tutti gli amici, e questo non la rende particolarmente contenta.

Mentre in macchina con i suoi va alla nuova casa, il padre decide di fare una deviazione e di prendere una scorciatoia per i campi: tuttavia la scelta non si rivela particolarmente felice, la loro corsa termina davanti a un'inquietante statua di una qualche divinità "nano". C'è una grande torre con una grande porta, e i genitori di Chihiro decidono di andare a curiosare; la ragazza non vorrebbe, ma è costretta a seguirli.

Dall'altra parte della bizzarra costruzione si apre al loro sguardo una scena inaspettata: prati verdissimi disseminati di statue bizzarre e sullo sfondo una colorata città, che fa pensare al padre di Chihiro a un parco giochi a tema, come quelli che venivano aperti in gran numero negli anni ottanta. Spintisi fino al paese scoprono che pare abitato, ma non c'è nessuno dietro le bancarelle; ci sono tonnellate di misteriosi cibi apparentemente incustoditi, e i genitori di Chihiro, evidentemente con qualche debolezza di gola, cominciano a servirsi senza tanti complimenti.

Lasciata solo a sé stessa la ragazza comincia a vagare per la città, e raggiunge un grande ponte sospeso sopra un baratro profondissimo, e al di là c'è una stranissima costruzione, con una grande ciminiera, che pare un enorme quanto bizzarro bagno pubblico. Dall'altra parte del ponte sopraggiunge un affascinante ragazzo stranamente vestito, che appena vede Chihiro le grida di andarsene, perché se loro la scoprissero là sarebbe un guaio! Chihiro ovviamente non capisce nulla, ma improvvisamente la notte si addensa sulla città e tutto d'un tratto il sole tramonta. Chihiro scappa e cerca i suoi genitori, ma alla bancarella dove li ha lasciati ora ci sono soltanto due mostruosi maiali con i vestiti dei genitori addosso!

Orrificata la ragazza scappa a più non posso, mentre strane ombre gelatinose emergono dalle case e dalle strade; ma la via del ritorno è preclusa: i prati sono diventati un grande lago, e numerosi barconi pieni di luci si stanno avvicinando a riva. Ne scendono creature stranissime e anche spaventose, e con orrore Chihiro si accorge che le sue mani stanno diventando trasparenti!

Fortunatamente ricompare il giovane di prima, che dice di chiamarsi Haku e di volerla aiutare; deve mangiare un cibo speciale, altrimenti scomparirà, perché quello è il paese degli dei. Però non deve farsi scoprire dalla vecchia strega che domina questo mondo e la casa da bagno Aburaya, perché gli spiriti riconoscono l'odore degli esseri umani. L'unica possibilità è di trovare un lavoro, in maniera tale che non venga riconosciuta.

Le dice di andare a chiedere al vecchio Kamajii (traduzione: "vecchio addetto a scaldare l'acqua") di darle lavoro. Chihiro è molto combattuta, ma naturalmente non c'è molto da fare. Il vecchio Kamajii è l'addetto fuochista del grande bagno pubblico degli dei, e ha decine di braccia come un ragno, con le quali afferra le spezie dai cassetti nell'armadio immenso dietro di lui e le aggiunge al fuoco, riscaldando e aromatizzando l'acqua. Chihiro chiede disperatamente un lavoro, ma lui non vuole ascoltarla; i blocchi di carbone da gettare nella fornace vengono portati da uno stuolo di Susuwatari ("fuligine che cammina"), che abbiamo già visto come "mako-kuro kuro-suke" ne "Il mio vicino Totoro"; essi non appena vedono Chihiro subito si emozionano e cominciano ad ammassarsi in mucchi caotici. Uno rimane schiacciato da un blocco troppo grosso, e Chihiro, mossa a compassione, si guadagna la stima di tutti quanti raccogliendolo e gettandolo nella fornace per lui.

Arriva però improvvisamente una servente (una donna rana) del bagno, Rin, che poi diventerà amica di Chihiro, per portare la cena a Kamajii, e subito si accorge che Chihiro non è uno spirito; ma il vecchio mente dicendo che è sua nipote, in cerca di lavoro.

Chihiro viene così condotta dalla strega, la quale è una vecchia enorme con una testa gigantesca e con un naso spaventoso, e dal carattere pessimo, che si chiama Yu-baaba ("vecchia meghera del bagno"). A furia di insistere Chihiro ottiene il lavoro, ma la vecchia le ruba il nome e la ribattezza come "Sen". Se non riuscirà a riprendersi il suo nome perderà sé stessa.

La vecchia strega conta proprio su questo, ma Chihiro ha dalla sua Haku, anche lui servo della strega e privato del suo nome come lei; è lui a confortarla e a ricordarle il suo nome. Non deve dimenticarlo, altrimenti non riuscirà a salvare i suoi genitori trasformati in maiali.

Così Chihiro comincia il suo lavoro al bagno pubblico, e le cose sono difficili, anche perché lei è il solo essere umano in quel luogo. Una notte arriva però uno strano spirito trasparente, con una maschera sul volto; senza pensarci troppo Chihiro lo fa entrare pensando che sia un cliente, ma in realtà la cosa si rivelerà un grosso errore. Questo spirito ha infatti il potere, tra l'altro, di materializzare i desideri delle persone (o degli altri spiriti), e quando Chihiro chiede senza esito alla rana preposta i balsami adatti a fare il suo lavoro e questo, visto che è umana, la tratta con disprezzo, glieli dà questo essere; è infatti giunto un dio terribile al bagno, una massa fangosa e puzzolente di abominio, e la strega, per non perdere tutti i clienti e il personale, sbologna la patata bollente su Chihiro. Questa riesce nell'impresa di lavare via tutte le lordure dello spirito, grazie appunto ai balsami speciali dategli dallo "Spirito senza faccia" (Kaonashi) e dalla sua testardaggine, e poi sommersa dalla fanghiglia del dio sporco scopre tonnellate di rifiuti (biciclette, canne da pesca, frigoriferi...) conficcati nel suo corpo. Con l'aiuto degli altri serventi riescono a estrarre i corpi estranei, e lo spirito, tornato mondo, si rivela essere un maestoso drago, il dio di un grande fiume, che fa un dono speciale a Chihiro prima di andarsene.

Chihiro assurge agli onori massimi, e tutti la festeggiano, ma dopo l'orario di chiusura del bagno il Kaonashi comincia a mietere le prime vittime...

Intanto la strega deve assentarsi, e rimane Haku a guardare la casa; tuttavia, mentre Chihiro, dopo una grande pioggia che ha trasformato l'intero paesaggio in una distesa marina, dove persino il treno è costretto a sferragliare sopra i binari sommersi, sta sulla balconata a fissare malinconica l'orizzonte, vede uno strano drago saettare in mezzo alle nubi, inseguito da un nugolo di uccelli di carta. Il drago pare ferito, e si schianta in un mare di sangue nelle stanza della strega. Chihiro, capendo che si tratta di Haku, cerca di raggiungere fortunosamente i piani alti, non accorgendosi che un uccello di carta le si è appiccicato alla schiena. In effetti trova Haku morente, ma in quel mentre arriva la strega, ed è costretta a nascondersi nella sala giochi del "bambino" della medesima, Bou ("piccolo ragazzo"), in realtà un enorme bambino viziatissimo alto almeno due metri che la mette a dura prova. Il pupazzo di carta attaccato alla sua schiena si rivela l'artefatto di un'altra potente strega, la sorella di Yu-Baaba, di nome Zeniiba. Grazie al pupazzo si materializza nella sala, e sia Bou che le strane teste balzanti Kashira ("testa") e anche l'uccello spirito di Yu-Baaba la attaccanto; ma lei trasforma il "pupo" in un grosso topone obeso, l'avvoltoio con testa umana in una zanzara e i tre Kashira a loro volta nel bambinone. E cerca di finire Haku, che è stato mandato dalla sorella a rubare uno dei suoi tesori.

Chihiro tenta di fermarla, ma cade lei e il drago Haku nella fossa dove la strega di solito getta le gente che non le serve, e soltanto la capacità di volare di Haku e il suo ultimo sprazzo di energie salvano le loro vite. Chihiro e Haku finiscono giù dal vecchio Kamajii, ma Haku è stato avvelenato a morte; per salvarlo Chihiro gli dà da mangiare parte del dono concessole dal grande dio del fiume, e Haku sputa il demonietto che lo stava uccidendo.

Mentre Chihiro tira un sospiro di sollievo per la sorte di Haku, in compagnia del vecchio Kamajii e del topo e della zanzara trasformati, viene a sapere che comunque Haku non è ancora fuori pericolo; il vecchio Kamajii, vista la sua determinazione, le regala un biglietto per il treno per la raggiungere la strega della palude, per chiederle di salvare Haku; intanto l'altra strega sta chiedendo di lei. Infatti il Kaonashi sta distruggendo e mangiando qualsiasi cosa e chiunque, cercando di Chihiro. Allora lei va a incontrarlo, e lui le offre del denaro, come ha fatto con tutti i serventi del bagno; ma Chihiro ha un cuore puro, e del denaro non se ne fa nulla. Lo Spirito intanto è divenuto una mostruosità enorme, e ai continui rifiuti della ragazza va su tutte le furie. Lei gli da mangiare quel che resta del dono del dio del fiume, ma poi deve scappare alla sua ira, e viene inseguita per tutto il bagno dalla creatura, che man mano che corre e distrugge sputa uno alla volta tutti gli altri spiriti che aveva mangiato.

Chihiro ha deciso di andare a restituire l'oggetto rubato da Haku all'altra strega, quella che abita la palude, e fuggendo dal Kaonashi scappa anche dal bagno degli dei. Alla fine lo Spirito senza faccia si sgonfia del tutto e ridiventa il malinconico essere dell'inizio; provandone pietà, Chihiro gli chiede se vuole venire con lei e con il topo e la zanzara, e questo la segue.

Dopo un lungo viaggio in treno verso la palude i nostri finalmente arrivano, e guidati da un lampione semovente raggiungono la casa della strega Zeniiba. Questa non è assolutamente cattiva, e prende in simpatia Chihiro, come una nipotina. Mette a lavorare lo Spirito senza faccia, che trova una sua realizzasione, e anche la zanzara e il topo, che furono l'avvoltoio e il bambino della sorella. Questi potrebbero già da tempo essere tornati al loro stato originario, solo volendolo, ma essi preferiscono rimanere così.

Alla fine Haku sembra guarito, e arriva là alla casa della strega a prendere Chihiro; mentre volano sopra il mondo degli dei Chihiro ricorda di quando, da piccola, stesse per annegare in un fiume, e che il fiume stesso la salvò dalla morte... quel fiume era Haku, e pronunciando il suo vero nome il drago riacquista sé stesso. I due volano felice ridendo tra le lacrime nel cielo notturno.

Ora rimane da recuperare i genitori della ragazza; Chihiro restituisce Bou alla strega, che riacquista il suo vero aspetto e rampogna la vecchia di avere poco cuore: lei però non può semplicemente ridarle indietro i suoi genitori, Chihiro deve riconoscerli tra gli altri maiali, è la regola.

Ma Chihiro dopo un attento esame dichiara che non ci sono tra i maiali là presenti, e finalmente può lasciare il mondo degli dei. Tutti gli spiriti la salutano commossi, e Haku le dona un suo regalo... si incontreranno ancora un giorno!

Così Chihiro attraversa di nuovo il tunnel nel grande edificio rosso, e si ritrova davanti alla sua macchina con i genitori, che naturalmente non ricordano nulla, e che rimangono stupiti di vedere l'erba cresciuta intorno all'autovettura.

Solo Chihiro conosce la verità...

Brevissimo commento all'edizione italiana

Il film non solo è passato in DVD in Italia, ma anche (addirittura) al cinema, complice forse l'Orso d'Oro vinto a Berlino e l'Oscar in America. Tuttavia, fin dal titolo, come si è detto, ci sono diversi errori. Confrontato con quello giapponese il doppiaggio italiano è mediocre, l'adattamento invece meno che mediocre. Innanzitutto, non è ancora del tutto chiaro perché quando si importa un qualche prodotto artistico in questo paese bisogni "adattarlo": non va bene così com'è? Tra l'altro l'adattamento indiscriminato sarebbe anche contrario alla legge sul diritto d'autore (vedi qui), e in Italia viene fatto anche male, snaturando a volte completamente il contenuto dell'opera.

In questo caso il rapporto tra Chihiro e Haku viene fatto passare nell'adattamento italiano come una chiara "relazione amorosa", nella quale è "grazie al suo amore" che Chihiro salva Haku dalle ferite... in realtà non si fa mai accenno a questo discorso nel film, e Chihiro agisce così non per amore, ma perché è buona e si impegna per tutti. Infatti allo stesso modo salva Kaonashi e il dio del fiume, disinteressatamente.

Infatti Chihiro non è una ragazza cattiva all'inizio, che viene convertita dall'amore o dalle avversità (come qualcuno ha detto): Chihiro è sempre stata così fin dal principio.

A quando quindi un'edizione delle opere di Miyazaki rispettosa della sua arte anche qui in Italia?

Miyazaki: i lavori animati - Kiki, consegne a domicilio

Dopo aver visto i vari shojo anime e manga (Anime e manga destinate a un pubblico femminile-adolescenziale, con storie romantiche, ma spesso pesantemente tragiche, tipo "Lovely Sara", "Versailles no Bara" o "Candy Candy", oppure i più recenti "Mars" o "Nana") che giravano all'epoca, Miyazaki decise che le ragazze giapponesi si meritavano qualcosa di meglio, e decise di produrre questo "Kiki consegne a domicilio".

Sdraiata in un prato, presso il villaggio di Karikya, la tredicenne Kiki ascolta alla radio le previsioni del tempo, che annunciano sereno per i prossimi giorni. Subito la ragazza si alza e corre a casa, dove la madre, una stregha specializzata in filtri e pozioni medicamentose, sta producendo uno dei suoi ultimi intrugli assieme a una vecchia signora, Dora. Kiki annuncia a tutti la sua intenzione di partire per il "viaggio" quella notte stessa, visto che le condizioni del tempo sono buone.

E' usanza infatti che al compimento del tredicesimo anno di età le streghe della famiglia lascino la casa paterna e vivano per un intero anno in una città straniera; la madre di Kiki non appare molto convinta, e ancora meno il padre, che aveva già preparato con i vicini una gita in campeggio per il fine settimana.

Kiki è però irremovibile: tutto viene preparato, vengono dati gli ultimi consigli e raccomandazioni, il fido compagno/famiglio Jiji, il gatto nero parlante, cerca di prevenire ogni possibile danno che Kiki potrebbe provocare e finalmente, quando la luna è piena nel cielo, è il momento degli addii.

Kiki parte con la sua scopa volante ma subito lei e Jiji si imbattono in una tempesta, e la ragazza è costretta ad atterrare in un vagone merci fermo sullo scambio per passare la notte. Al risveglio scopre che il treno ha fatto molta strada... Kiki monta sulla sua scopa, e ben presto si trova a volare sopra l'oceano, e là davanti c'è una città. Buon posto per cominciare il proprio tirocinio da strega!

La città sembra bella e accogliente, e i passanti non sembrano dare alcun peso a una ragazzina volante con un gatto sulla spalla; in realtà Kiki si aspettava qualcosa di simile a un'accoglienza calorosa, ma nella città tutti badano ai fatti propri. Anzi, un poliziotto le dice senza mezze misure che è proibito volare in quel modo, e vorrebbe farsi dare le sue generalità per riportare il fatto ai suoi genitori, ma improvvisamente qualcuno grida: -Al ladro!-. Il poliziotto scappa via inseguendo il fantomatico ladro... in realtà Tombo, un ragazzino in biclicletta che passava di là, è l'autore del grido che ha salvato la ragazza: cerca di attaccare bottone senza troppi convenevoli. Vorrebbe saperne di più su di lei, non ha mai visto una strega in vita sua, ha una passione smodata per le cose volanti, e come fai a volare... ecc. ecc.

Kiki lo ignora, poi di fronte alla sua insistenza è costretta a ringraziarlo, anche se ferita nel suo amor proprio per la fredda accoglienza riservatale dalla città, e poi lo molla là, volando via sulla sua scopa.

Volando qua e là depressa a un certo punto atterra presso un negozio; c'è anche il problema di trovare un alloggio, e comincia a chiedersi se questa non sia dopotutto la città sbagliata. Dal negozio esce la proprietaria Osono, gridando dietro all'ultimo cliente che ha lasciato il giocattolo del suo bambino in negozio; Osono è incinta e deve mandare avanti la cassa da sola, come fare con gli alti clienti? Kiki allora si fa avanti, e si propone di restituire l'oggetto per lei. Dopo qualche tentennamento Osono accetta, e così per Kiki si profila la possibilità di trovare sia un lavoro, sia un posto dove stare.

Osono le propone infatti di fare le consegne a domicilio per lei, e lei le fornirà vitto e alloggio; Kiki accetta di buon grado, ma le consegne a domicilio non sono la cosa più semplice del mondo! Infatti alla prima consegna, un gatto di peluche da consegnare per una festa di compleanno, Kiki si schianta nella foresta, viene attaccata da corvi malvagi, e perde pure il pacco! Deve allora sostituire Jiji con il peluche, e cercare nel frattempo il vero regalo; nella foresta incontra Ursula, una pittrice solitaria, con cui fa amizia ( e che nella storia assume il ruolo della sorella maggiore).

Non solo, anche il ragazzo che l'ha "salvata" dal poliziotto, Tombo, scopre dove abita, e sembra interessato anche lui alla giovane strega... in breve Kiki si fa molti amici, però le cose non sono sempre facili: infatti Kiki a un certo punto perde i suoi poteri, non riesce più a volare e nemmeno a parlare con Jiji, che sembra diventato improvvisamente un gatto comune.

Soltanto quando Tombo si trova in pericolo mortale, durante il varo del nuovo dirigibile "Spirit of Freedom", riuscirà a riacquistare i suoi poteri. Alla fine nella casa al villaggio di Karikya arriva una lettera: "Papà, mamma, come state? Io e Jiji stiamo bene. Il mio lavoro procede bene e sto diventando sempre più sicura. Ogni tanto è dura, ma mi piace questa città".

Commento all'edizione in dvd

Questo anime ha avuto la "fortuna" di essere importato in occidente, ed è uscito in DVD sotto una nota sigla distributrice. Tuttavia, come al solito, ci sono molte cose di cui laganrsi riguardo a doppiaggioe adattamento.

Sostanzialmente si nota che il doppiaggio italiano (con voci per una volta "quasi" adeguate) è ricalcato dai sottotitoli e dal doppiaggio inglese, che sono, a dirla tutta, un abominio. Infatti come al solito ci sono intere parti riempite di dialoghi dove invece non ce ne sono affatto: una per tutte, la scena di Kiki che parte da casa, con il gatto Jiji, tra l'altro doppiato, da quel che sembra, da un tenutario di postribolo della Martinica, che continua a gridare nella notte per ore, mentre non un solo dialogo esce dalla bocca di nessuno mentre lei vola via oltre gli alberi... le traduzioni poi sono decisamente approssimative.

Invece, e qui sorgono altre importanti domande, i sottotitoli italiani sembrano non solo più conformi alla versione giapponese, ma sono anche palesemente tutt'altra cosa rispetto sia al doppiaggio italiano, sia a quello inglese, inclusi i sottotitoli di quest'ultimo! In pratica è come se fosse stata realizzata una traduzione in italiano dell'anime solo per i sottotitoli direttamente dall'originale, mentre per il doppiaggio si è presa la versione inglese! Visto che si era fatto lo sforzo per tradurre in proprio l'anime, perché buttare via tutto il lavoro, e usare la versione inglese?!

In sostanza quindi l'ennesimo pessimo lavoro, che non rende affatto giustizia all'opera di Miyazaki.

lunedì 3 dicembre 2007

Myiazaki: i lavori animati - Il mio vicino Totoro

Questo è un'altro dei caposaldi dell'animazione di Myiazaki che non è mai arrivato in Italia. L'effetto che mi fece la prima volta che lo vidi fu di chiedermi: "Come ho fatto fino adesso senza Totoro?". Se avrete la possibilità di vederlo non esitate neanche un attimo, perchè vale veramente la pena...

Ma passiamo alla trama.

Sono gli anni '50, e la storia incomincia con la scena dell'arrivo nella nuova casa in campagna della famiglia Kusakabe, composta dal padre antropologo e le due figlie Satsuki (11) e Mei (4); la madre è molto malata, ed è ricoverata presso un sanatorio vicino alla nuova casa, proprio per consentirle una più pronta guarigione in un ambiente più salutare e rilassato (trasparente il riferimento alla famiglia di Miyazaki).

La nuova casa appare per la verità un pò decrepita, come hanno subito modo di scoprire le due sorelle quando si fiondano dal furgoncino del padre e cominciano ad esplorare la casa come due forsennate, ma questo sembra invece divertirle molto; un gigantesco albero di canforo domina l'intero paesaggio. In realtà si tratta di un albero sacro, dove risiederebbe il kami della regione.

Le due sorelle Kusakabe hanno subito un primo incontro con strani esseri: andando ad aprire la porta sul retro hanno la fugace visione di un nugulo di pelosi esseri fioccosi, tutti neri, che scompaiono nel nulla; secondo il padre si tratterebbe dei mako-kuro (nero come la pece) kurosuke (``signor nero''), esseri che abitano i luoghi bui e che scompaiono alla luce del sole, e ipotizza che sia un effetto dovuto all'avere gli occhi pieni di punti neri passando dal buio a una forte luce.

Le sorelle passano ai piani superiori, esaltate dall'idea di vedere di nuovo quelle creature, e anche là, in soffitta ecco i mako-kuro kurosuke! Stasuki grida giù dalla finestra che la casa è infestata, e il padre risponde che ha sempre desiderato vivere in una casa infestata. Mei riesce addirittura a catturare uno degli esserini neri, ma quando tutta eccitata corre a mostrarlo al padre, scopre di avere le mani vuote, sporche di polvere nera.

La vecchia signora che è venuta a trovarli, la loro affittuaria, spiega a Mei che si tratta sì di spiriti, come speravano le sorelle, ma che sono innocui, e che abitano le vecchie case disabitate: ora che ci sono degli esseri umani in giro, probabilmente se ne andranno via col favore delle tenebre.

La signora offre il suo aiuto perché la famigliola possa sistemarsi; suo nipote Kanta arriva portando un cesto pieno di cose buone da mangiare, ma non aspettandosi di trovare una ragazza della sua età (e anche carina), scappa subito gridando che la loro è una casa infestata.

E durante la notte, dentro a un subitaneo vento impetuoso che spazza la casa, i mako-kuro kurosuke volano via dentro l'albero di canforo...

Il giorno dopo la famiglia va a trovare la madre, che sembra entusiasta anche lei di avere la possibilità di andare ad abitare in una casa infestata; secondo il padre sembra migliorata, e forse potrà riunirsi alla famiglia presto. Durante i giorni seguenti Satsuki va a scuola, e si fa nuove amiche, mentre Mei rimane a casa, spesso praticamente da sola, visto che il padre è tutto assorto nei suoi studi. Un giorno Mei, giocando in giardino, vede una strana cosa luccicante, ovvero un chibi (``piccolo'') Totoro, uno strano animaletto a metà tra un ghiro e un orsacchiotto, con due orecchie lunghe e puntute, che cammina eretto sulle zampe posteriori, intento a trasportate un qualche strano oggetto. Mei lo insegue subito per acchiapparlo, e finisce per trovare dentro agli intricati cunicoli vegetali intorno al canforo, e infine, infilandosi in un buco nell'albero, finisce su di una grossa cosa pelosa. Si tratta del vero Totoro, identico a quelli piccoli, ma alto almeno tre metri, con dento come scalpelli e unghie come benne di un escavatore, intento a farsi una profonda quanto inamovibile dormita...

Quando Satsuki torna da scuola scopre che suo padre non ha la minima idea di dove sia Mei; la trovano che dorme dentro al groviglio di piante, e subito si alza e chiede dove sia Totoro. Ma, pur infilandosi subito nei tunneli di piante e cercando la strada fatta in precedenza, non le riesce di ritrovare la tana di Totoro. Molto eccitata per questa storia, Satsuki scrive nella lettera alla mamma della vicenda e spera di poter incontrare anche lei questo fantomatico spirito.

Il giorno dopo il padre deve andare all'università; Mei dovrebbe stare con la nonnina vicina di casa, ma Satsuki se la ritrova in classe. Tornando a casa sono sorprese senza ombrello da un violento acquazzone, e vengono salvate dall'intervento del riottoso Kanta, che offre alle ragazze il suo ombrello e fugge nella pioggia. Una volta tornate a casa le sorelle attendono fino a tardi il ritorno del padre, ma non vedendolo arrivare decidono di andargli incontro alla fermata dell'autobus. Ora, tale fermata si trova in un tratto di boscaglia cupo, buio e abbastanza spaventoso, e le ragazze rimangono là sotto la pioggia al buo per un pezzo. Mei si addormenta letteralmente in piedi, e Satsuki la prende sulla sua schiena sotto l'ombrello. Improvvisamente però c'è qualcun altro vicino a loro che aspetta l'autobus... è Totoro in persona! Satsuki rimane là impalata senza sapere che cosa fare. Vedendo però che Totoro si sta prendendo tutta l'acqua in testa, decide di offrirgli l'ombrello di suo padre, che Totoro accetta di buon grado, anche se non capisce bene a che cosa serva. D'un tratto arrivano le luci dell'autobus, ma non è quello del padre delle ragazze, è un incredibile gatto-bus vivente con diciotto zampe e gli occhi come fari, che si ferma per far salire Totoro, il quale prima di andarsene regala un pacchetto misterioso alle sorelle come ringraziamento per l'ombrello.

Quando finalmente compare anche l'autobus del padre, le sorelle non hanno più né sonno né paura, e sono del tutto esaltate per l'incontro inatteso, tanto che il padre non riesce neppure a parlare.

Nel pacchetto ci sono alcuni semi, che Mei pianta e tenta di far crescere con scarsi esiti. Ma una notte le sorelle sono svegliate da strani suoni, e scoprono Totoro in giardino che esegue una strana danza sulle loro piantine. Le ragazze si uniscono alla cosa e le piante crescono e crescono, fino a diventare un albero gigantesco; poi Totoro fa partire una trottola immensa e vi monta sopra, e le ragazze si aggrappano al kami, e volano tutti via a dorso di trottola per una fantastica notte di magia.

Il giorno dopo le ragazze si svegliano, ma l'albero immane non c'è più: però le piantine sono effettivamente sbocciate, e rimane loro il desiderio di sapere se hanno sognato oppure no. Nel frattempo pare che la madre possa uscire dall'ospedale e andare a casa per il week end, e le ragazze sono molto contente; purtroppo però arriva un altro telegramma dall'ospedale, che dice di richiamare subito. Satsuki chiama il padre all'università, e ne viene fuori che la madre ha avuto una ricaduta e che non potrà uscire. Le sorelle sono depresse e molto preoccupate, e arrivano a litigare. Mei, invece di andarsene a casa, decide di andare da sua madre, e naturalmente si perde.

Quando Satsuki realizza che Mei è scomparsa, capisce che è successo qualcosa, e la cerca correndo di qua e di là come una pazza, ma nemmeno con l'aiuto di Kanta riesce a trovarla. Alla fine disperata và nella tana di Totoro, lo sveglia con foga e lo implora di aiutarla a trovare la sorella dispersa. Totoro la porta in cima al canforo e chiama il neko("gatto")bus. Il neko-bus arriva il un baleno e il cartello con la scritta della destinazione sulla fronte cambia in ``Mei''. Grazie al neko-bus che corre e vola a una velocità impossibile Satsuki riesce finalmente a trovare la sorella, e con lei decidono di andare dalla mamma. Il cartello del neko-bus cambia in ``Ospedale Shichikokuyama'', e una volta giunte trovano che là c'è già il padre, e che non era nulla di grave.

Sedute sull'albero fuori della finestra della mamma con il neko-bus le ragazze non viste assistono alla scena; e poi il padre di accorge che c'è qualcosa fuori della finestra. E' una pannocchia con su scritto: ``Per la mamma''...

Myiazaki: i lavori animati - Kurenai no Buta

Per questo lungometraggio ambientato in Italia durante l'era fascista esiste un prototipo a fumetti, all'interno della serie di sketches intitolata ``Zassou Notes'' pubblicata su di una rivista di modellismo.

Rispetto al manga, di poche pagine, la storie è naturalmente molto più articolata; Porco Rosso è un aviatore solitario, che a bordo del suo idrovolante rosso fuoco (un Savoia S-2) và a caccia dei pirati dell'aria nel Mediterraneo, e contemporaneamente si tiene ben lontano dalle mire interessate dell'aviazione fascista.

Porco è un personaggio molto affascinante, dal passato misterioso, e nessuna donna pare resistergli: i pirati non hanno nessuna possibilità contro di lui, specie pirati come possono essere quelli di Miyazaki, la terribile banda dei ``Manma Aiutto''; ah, dimenticavo, Porco Rosso, come forse il nome potrebbe suggerire, è un maiale!

Siccome la fama di Porco è rinomata in tutti i mari, non mancano ovviamente gli invidiosi e gli sfidanti, nella fattispecie un pilota americano di nome Donald Curtis, che prima si fa un nome sconfiggendo senza problemi alcuni pirati dell'aria, tra cui i già citati ``Manma Aiutto'' poi, spinto anche dalla rivalità con Porco per l'amore della bella Gina (cantate all'Adriano Bar), decide di sfidarlo a un duello aereo.

Purtroppo il nostro eroe, a causa soprattutto del suo aereo che ne ha viste di tutti i colori, è costretto a cedere al borioso sfidante il dominio del cielo. A questo punto a Marco, il vero nome di Porco, non resta che procurarsi un nuovo aereo, e per farlo c'è solo un posto dove può andare, a Milano, alla Piccolo S.P.A., ditta produtricce di aerei. Qui incontra la giovane Fio, la tipica eroina miyazakiana, e potrebbero succederne delle belle...

Una curiosità: il protagonista si chiama Marco, proprio come Marco Pagot (l'autore di Calimero), amico di Miyazaki e che in questo modo voleva prendere un pò in giro... tuttavia il Pagot ebbe a spaventarsi per questa cosa, visto che il titolo del film, ``Porco Rosso'', gli diede adito a pensare che si trattasse di qualcosa di non proprio ``politicamente corretto''.

sabato 17 novembre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Nausicaa della Valle del Vento

Il manga di Nausicaa vede per la prima volta la luce sulle pagine di Tokuma Shoten, nel 1983. E' il lavoro di una vita, durato ben 13 anni, che frutterà a Miyazaki nel 1994 anche il "Japan Manga Artist's Association Award". Nel 1984 il lungometraggio, che è anche il primo film in proprio dello studio Ghibli.

Il manga e il film sono due prodotti abbastanza diversi tra di loro; in entrambi la protagonista è Nausicaa, la principessa della Valle del Vento, un personaggio che non a caso porta il nome della celebre principessa dei Feaci, che nell'Odissea accoglie Odisseo naufragato sulla sua isola. Miyazaki rimase per sempre colpito da questa figura di ragazza così intelligente e libera, vissuta in un tempo così remoto, dove senz'altro era difficile vivere per una donna, e il suo pensiero romantico andò a cosa fosse successo, poi, dopo la partenza di Odisseo, cosa avesse fatto, se fosse stata felice oppure no.

La Nausicaa di Miyazaki conserva un pò di quello che è stat al'originale, la libertà, e il suo cuore puro. E poi però diventa un personaggio interamente "Miyaziakiano", come lo sono i paesaggi coperti di foreste misteriose, dove si agitano creature incredibili, le rovine coperte di alberi e le grandi e rugginose macchine volanti, e le persone e la guerra, la follia insana che sembra essere una cosa comune del nostro tempo come di quel lontano futuro. Un'umanità che sembra poco accorta, sempre violenta, ma ancora capace di amare se le si mostra la strada, e che soprattutto vuole sempre disperatamente vivere, è il vero protagonista di "Nausicaa della Valle del Vento", come di ogni opera di Miyazaki.

Così alla fine non esistono buoni o cattivi, ma soltanto uomini: e questo è tanto più vero in Nausicaa il manga più perfetto di Miyazaki, che contiene tutto il suo pensiero, tutta la sua ispirazione e la sua poesia. L'anime non è esente però da difetti, e per avere davvero la summa in animazione di Miyazaki bisognerà aspettare "Sen To Chihiro No Kami kakushi".

Il manga

Nausicca è la giovane quanto irruente principessa della piccola Valle del Vento, uno staterello satellite del regno di Tolmekia (o Torumekia), che sorge lungo i lembi del Mare della Putrefazione, l'immensa foresta fungoide velenosa che sembra ricoprire gran parte del pianeta. Più di mille anni prima il mondo come noi lo conosciamo è stato distrutto da un'immane guerra, dove le potenze del mondo, in particolare il tecnologico blocco asiatico, si scagliarono contro terribili armi, tra cui i terribili Soldati Invincibili, mostruosi giganti artificiali composti in parte di materia organica e mossi dal potere dell'energia atomica. Nei Sette Giorni di Fuoco la terra venne sconvolta e bruciata in un mare di distruzione, e l'ecosistema del pianeta venne per sempre sconvolto.

Gli uomini tuttavia sopravvissero, e cominciarono una difficile convivenza con quello che rimaneva della civiltà e del mondo, e la foresta tossica che crebbe tra le macerie, sviluppandosi in modo abnorme a causa delle radiazioni. Gli uomini non possono vivere in mezzo ai miasmi della foresta, se non tramite scafandri particolari, e ad ogni modo le creature che la abitano paiono del tutto ostili, e definitivamente letali, come gli insetti drago o gli Ohmu, i giganteschi custodi della foresta.

Gli esseri umani sembrano però non aver ancora capito la lezione, e una nuova guerra è all'orizzonte. Tolmekia scende in guerra con Dorok, il regno sacro retto dai sacerdoti e dal misterioso Imperatore che da centinaia di anni è rinchiuso nella sua tomba sotto la capitale. La Valle Del Vento viene chiamata alla battaglia dalla principessa Kushana, l'unica figlia dell'Imperatore di Tolmekia, e Nausicaa accetta di guidare i propri uomini nel conflitto. Tuttavia ben presto si accorge che il male non sta da una sola parte, come neppure il bene: dopo una rapida avanzata nel cuore di Dorok, i soldati di Tolmekia sono presi tra l'incudine e il martello, poiché quelli di Dorok hanno deciso di usare come disperata arma il Mare della Putrefazione stesso. Cercheranno di trapiantare nuovi funghi mutageni nel bel mezzo delle linee nemiche, portando la foresta velenosa proprio tra i soldati avversari, e useranno gli stessi Omhu per travolgere i nemici. Ma questo vuol dire provocare una nuova Grande Marea, come quella che devastò il mondo 500 anni prima, divorando ancora terra coltivabile e sana in favore della foresta radioattiva.

Non tutti i sacerdoti sono però concordi con questo folle progetto del Grande Sacerdote Mirarupa di Dorok; anche tra di loro, come tra quelli di Tolmekia, esiste una profezia che parla di "un salvatore vestito di blu che verrà camminando sul cielo" e salverà l'umanità. Questo eroe sarà Nausicaa. La ragazza dapprima aiuta Kushana, che scopre di essere stata mandata alla morte con i soldati a lei fedeli per favorire l'ascesa al trono dei suoi malvagi fratelli, poi si schiera dalla parte del popolo di Pejite, città spazzata via dalla furia tolmekiana, dove scopre un terribile segreto: esiste ancora uno di quei soldati invincibili che distrussero il mondo mille anni fa, e sia quelli di Tolmekia che quelli di Dorok cercano di impossessarsene!

Nausicaa però capisce che da questa guerra non usciranno né vincitori né vinti, ma soltanto la rovina per tutti: cerca quindi di fermare entrambe le parti in causa, cercando di portare la pace tra tutti i contendenti, ma anche tenta di mediare con le creature della foresta. Esse infatti si rivelano entità intelligenti, e custodiscono anch'essi un grande segreto. La foresta è certo nociva e velenosa, e nulla che non siano gli insetti mostro può vivere al suo interno, ma essa è anche un lascito degli antichi scienziati che distrussero il mondo tanto tempo fa. La tecnologia che creò i Giganti Invincibili creò anche la foresta, perché essa prosciugasse la radioattività dal suolo e purificasse il mondo: al centro della foresta, infatti, dove nessun uomo è mai andato, gli alberi si pietrificano e si riducono a sabbia, e su questa terra purificata sta risorgendo la natura.

Ma la vita forse non sarà per gli uomini: infatti nel pensiero degli antichi scienziati sarà un'umanità nuova a calcare la terra dopo che l'uomo di prima scomparirà, e questo segreto è custodito nelle profondità della Cripta Vivente di Dorok, dove le larve dei sostituti dell'umanità attendono di sostituirci.

Ma per Nausicaa, capace di gentilezza estrema e di compassione per ogni creatura, anche per il terribile Oma, il gigante invincibile resuscitato che si crede suo figlio, è capace anche di scelte estreme: è un terribile egoismo quello che mosse i creatori della cripta, perché se è deciso che l'uomo debba estinguersi per i suoi errori, ciò deve avvenire, e il futuro dell'umanità e del mondo sarà soltanto affidato alla speranza e alla capacità di cambiare e di amare degli uomini così come sono. Così ordina a Oma di distruggere la Cripta e gli uomini del futuro che non sono mai nati.

Così anche in questa opera, e forse soprattutto in quest'opera, Miyazaki affronta con insanabile conflitto il tema della lotta tra moderno e antico, dove per antico si intende il mondo naturale di una volta, e la natura in quanto tale, anche nella sua forma più estrema, quella che non prevede l'umanità. E come in Mononoke Hime, non si può ricomporre il dissidio: gli uomini hanno il diritto di vivere, nonostante tutto quello che fanno? La scienza ha veramente il diritto di fare e realizzare tutto quello che vuole? La risposta è che ogni giorno l'uomo deve guadagnarsi il suo posto nel mondo, e che la scienza forse non potrà salvarlo, né redimerlo, né giustificarlo, ma sicuramente quello che è stato fatto non si può cambiare, e quello che era, non torna più.

L'anime

La riduzione animata della storia di Nausicaa è profondamente diversa dal fumetto, non solo perché è per forza di cose la sua versione compressa e adattata ai tempi cinematografici.

Innanzitutto manca la varietà di personaggi del manga, e i caratteri principali che tuttavia non potevano essere rimossi sembrano in un certo senso mancare di qualcosa. Per esempio Kushana nell'anime, della quale non viene per nulla affrontato né soltanto accennato il dramma della madre e la tirannia dei fratelli e del padre, è un personaggio che dovrebbe ricoprire in teoria il ruolo di antagonista della protagonista, ma le motivazioni che la muovono appaiono come molto deboli. Personaggi come Yupa lo spadaccino e Kurotowa l'attendente di Kushana sono totalmente marginali, e mentre nel fumetto contribuiscono con le loro storie e il loro carattere a esaltare la storia e la complessità di fondo, a dare insomma "colore" e spessore alla trama, tanto da sentire come vivo il mondo di Nausicaa, nell'anime tutto questo viene a mancare; la stessa Nausicaa era esaltata nel suo carattere nel manga proprio dal suo incontrarsi/scontrarsi con gli altri diversi personaggi, ognuno con le sue caratteristiche peculiari, aspettative e il proprio mondo di vedere il mondo, e nella fattispecie gli avvenimenti che li vedono protagonisti, gli Omhu, la guerra, i tolmekiani o quelli di Dorok. Proprio il ricomporre le varie strade dei personaggi rende Nausicaa unica; ma nell'anime, essendo più poveri i caratteri dei personaggi principali e assenti tanti altri personaggi minori, ma fondamentali in questo processo, tutto il complesso risulta più povero, Nausicaa stessa meno caratterizzata e la storia in genere ne soffre.

Come nel manga Nausicaa parte alla guerra con Tolmekia e la principessa Kushana; tuttavia il piano di Dorok è molto più semplificato: non si parla di nessuna nuova Onda di Marea, ma semplicemente i soldati di Dorok tentano di travolgere le linee nemiche rapendo un cucciolo di Omhu, e attirando tutto un immenso branco di queste creature inferocite contro i soladti nemici. Il gigante invincibile viene risvegliato, ma si tratta soltanto di un mostro di carne semifusa che serve soltanto a portare orrore, e non ha alcun carattere. Nausicaa si destreggia tra tutti questi problemi, ma il suo obbiettivo principale appare essere soltanto quello degli Omhu; in realtà, pur cercando di salvare tutti, pare molto più propensa a schierarsi con le creature della foresta, che non con gli uomini. Non si fa nessuna menzione alla cripta e al futuro dell'umanità: anzi, viene fatto intendere che, se anche la foresta lascerà il posto alla natura incontaminata di una volta, forse l'uomo non sarà più in grado di vivervi, perché non più abituato a un ambiente puro e incontaminato.

In questo senso la dicotomia e l'opposizione tra mondo tecnologico e mondo naturale, in definitiva, tra due tipi di versi di umanità, nel film si risolve in modo più diretto, ma comunque in linea con il pensiero di Miyazaki: dalla guerra non viene nulla, infatti le situazioni iniziali prima della guerra sono di solito le stesse che si presentano poi, se non peggiorate, nessuno ci ha guadagnato, la tecnologia è un grande rischio, e, anche se gli Omhu sono visti come vittime della follia umana, in definitiva l'uomo deve difendersi da essi per sopravvivere, e in un certo senso un'azione violenta contro di loro quasi si giustifica. Ma alla fine è soltanto l'amore e il cuore di Nausicaa che ferma l'odio degli Omhu, non la forza (tecnologica, perlatro) del gigante invincibile, ed è del sangue degli Omhu che una Nausicaa trasformata in un angelo blu scende sospesa tra cielo e terra sui barbigli dorati delle creature, come un ponte tra esseri della foresta e uomini, e il loro futuro (sintetizzato dall'immagine del sorgere del sole in cielo dietro di lei). Infatti i titoli di coda scorrono sulle immagini di nuove attività e di un ritornare alla vita, di un impegnarsi per vivere da parte di tutti i personaggi.

Non a caso l'ultima immagine è il casco da aviatore di Nausicaa abbandonato nel deserto, vicino al quale è cresciuta una piccola piantina.

domenica 11 novembre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Mononoke Hime

La trama

"Molto tempo fa, le foreste ricoprivano la terra, e dei in forma di animali giganteschi le abitavano; allora, uomini e dei vivevano insieme in armonia..."

Lontano tra le montagne vivono gli Emishi (Antica popolazione giapponese che si dicevva discendesse dagli antichissimi Ainu, i primi abitanti del giappone; tra il 7° e il 10° secolo d.C. vennero sterminati dall'autorità imperiale alla quale non volevano assogettarsi), un popolo che usa ancora strumenti di pietra e cavalca gli stambecchi, e che vive in completo isolamento. Un giorno al loro villaggio giunge la terribile ira di Nago, dio-cinghiale tramutatosi in "demone" (o piuttosto in un Tatari Gami, "spirito corrotto"); per salvare il villaggio il principe Ashitaka è costretto ad abbattere il mostro, attirando su di sé la maledizione che già stava corrompendo il dio.

La maledizione lo ucciderà in breve tempo, e l'unico modo per potersi salvare è cercare la fonte della contaminazione che da ovest (vale la pena ricordare che gli Emishi sarebbero stati originari dell'Honshu) si sta diffondendo per il paese, e trovarvi una non facile soluzione "con occhi non velati dall'odio". Prima di abbandonare nella notte il villaggio, a cavallo del suo stambecco Yakkul, Ashitaka riceve l'estremo saluto di Kaya, una ragazza del villaggio (che nella versione italiana è divenuta per motivi misteriosi sua sorella; questo dovuto forse al fatto che in lingua originale Ashitaka viene chiamato da questa come "Anisama", che è titolo onorifico per riferirsi a un uomo più anziano, con cui si ha qualche rapporto affettivo, e che significa letteralmente "fratello maggiore", ma non vuol significare necessariamente alcun legame di sangue...), che evidentemente nutre qualche sentimento per lui, e gli fa dono di un pugnale di quarzo (un "gyoku no Kodachi", un "dono di eterno amore").

Seguendo a ritroso il percorso fatto da Nago il nostro protagonista giunge infine nei pressi della Grande Foresta, un antico luogo dove vivrebbero kami (divinità) giganteschi; in realtà questa zona è al momento dilaniata da una feroce guerra tra umani e spiriti della foresta, in quanto gli umani, insediati ai bordi della foresta con la loro "città del ferro" (Tatara Ba, letteralmente "luogo del mantice") e guidati dalla spregiudicata Eboshi, mirano a disboscare e scavare tutte le montagne, e a distruggere la foresta stessa con i suoi spiriti per ottenere il prezioso minerale di ferro; esso vale loro la ricchezza e soprattutto la salvezza di fronte alle mire espansionistiche dei soldati dell'imperatore, mentre gli spiriti vogliono ovviamente preservare la loro casa e fanno a pezzi ogni umano che osi avventurarsi all'interno della foresta.

Ashitaka salva la vita ad alcuni umani che erano stati attaccati dagli spiriti, attirandosi le simpatie della città del ferro, soprattutto delle sue donne, che qui vivono in una condizione di primaria importanza e di semi-libertà che altre donne in quell'epoca (l'era Muromachi, 1392-1573 d.C.) in Giappone potrebbero solo sognarsi. Tuttavia, proprio perché chiamato a giudicare "senza odio", salva successivamente anche, la ragazza lupo, la "principessa mononoke" (principessa degli spiriti vendicativi) del titolo, venuta a uccidere Eboshi, della quale egli pare essersi innamorato a prima vista. E questo pur avendo scoperto che è stato proprio il proiettile di Eboshi a ferire Nago e a trasformarlo in un mostro.

In questo frangente Ashitaka stesso viene ferito gravemente, e si salva soltanto per l'intervento della stessa San, e del Dio della Foresta (il Sishi Gami), una strana creatura che di notte si muove per la foresta sotto forma di "colui che cammina nella notte" (didaraboshi), un essere gigantesco di forma vagamente umanoide, mentre durante il giorno si presenta come uno strano cervo dalla testa umana. Ashitaka cerca di convincere sia gli uomini sia le bestie a non cominciare una guerra su vasta scala che porterebbe dolore e morte a entrambi, ma le sue parole rimangono inascoltate.

E così si scatena una feroce battaglia, con il popolo dei lupi e il popolo dei cinghiali che corrono al massacro contro i fucili, le bombarde (l' "ishibyia", per la precisione, che significa letteralmente "cannone a mano", introdotto in giappone dai portoghesi nel 1543) e le mine di Eboshi e dei soldati inviati dall'imperatore (che vuole mettere le mani sulla testa del Dio della Foresta, che avrebbe la qualità di garantire la vita eterna).

Solo Ashitaka tenta di riconciliare gli animi e di portare la pace, ma il suo compito non sarà facile...

Commento alla versione italiana

Come al solito la versione italiana, parliamo di doppiaggio, presenta diversi errori rispetto all'originale; preferiamo chiamarli così, perché ancora non abbiamo capito il motivo che spinge gli adattatori e i traduttori a cambiare le battute, stravolgere il carattere dei personaggi, financo cambiare i titoli e i nomi (cosa che per la legge italiana sarebbe un reato contro il diritto di autore; vedi qui).

Principalmente il problema sembra essere ancora una volta nel passaggio per il circuito americano (o anglofono in genere). Infatti, se si confrontano le battute dei sottotili in italiano e il doppiaggio in italiano (del dvd, ovviamente...) si nota che sono diversi! Infatti i sottotitoli italiani sono la traduzione di quelli in inglese, che oltre a derivare da una traduzione un pò diversa da quella italiana, mostrano l'annoso problema della logorrea americana (o anglofona in genere): se un personaggio non parla, se c'è un attimo di silenzio, se c'è qualcosa da capire senza che il personaggio lo spieghi, si deve per forza sovraimporre un battuta, un discorso, un fiume di parole (inutile), che oltre a manomettere l'originalità dell'opera, consegue gli effetti immaginabili sul clima generale e sul senso della narrazione.

Quindi per tutto il film il doppiaggio italiano a volte segue la partitura inglese, a volte no, a volte i personaggi parlano quando non hanno detto niente, a volte dicono cose che ci sono, ma completamente diverse dal vero senso. Il doppiaggio inglese, come detto, è peggiore; per capire cosa intendiamo dire, analizziamo proprio l'inizio del film:

"Molto tempo fa, le foreste ricoprivano la terra, e dei in forma di animali giganteschi le abitavano; allora, uomini e dei vivevano insieme in armonia...'"; questo è quello che il narratore italiano ci propone. In realtà, appunto come semplicemente mostrato dal film stesso, non si vede dove dei e uomini vivano in armonia, visto che le prime scene mostrano tutto il contrario. Nella versione originale giapponese compare soltanto una scritta, priva di parlato, che dovrebbe significare: `"Molto, molto tempo fa, questa regione era ricoperta da dense foreste. Dentro queste foreste vivevano gli dèi degli antichi...". In inglese le cose sono ancora peggiori: non solo il "cronista" parla tutto il tempo delle prime scene, come se fosse posseduto da qualche horror vacui del silenzio, ma alle parole italiane aggiunge anche: "... tuttavia gran parte delle foreste venne distrutta... ecc... gli dei, sotto forma di giganteschi animali, proteggevano quello che ne rimaneva... ecc... era il tempo degli dei e dei demoni!". Un vero fiume di parole, tutto per ottenere la clausola ad effetto stile "Die Hard" e simili.

Ancora: perché quando Ashitaka dice la sua prima battuta, quando invita Yakkul a venirgli dietro, in italiano dice: "Forza, vieni Yakkul", in inglese: "Come on, Yakkul, boy"(!!), mentre in giapponese dice soltanto: "Yakkul"? E subito dopo le ragazze che incontra si lanciano in sperticati discorsi con lui; dove invece, ascoltando la traccia audio giapponese e guardando i sottotitoli inglesi/italiani, si nota che metà delle battute in sovraimpressione sono pronunciate mentre i personaggi hanno la bocca chiusa!

Ecco la battitura originale di questa scena (si ringrazia Vittorio Bertola 1999 per la traduzione, vedi qui):

Ragazza I: Signor primogenito!

Ashitaka: Giusto in tempo! La signora Hii ha ordinato a tutti di tornare al villaggio.

Ragazza: Sì, anche il signor Ji l'ha detto.

Ashitaka: Il signor Ji?

Ragazza: Ha detto che la foresta è diversa dal solito.

II ragazza: Tutti gli uccelli sono spariti.

III ragazza: Anche tutte le altre creature sono sparite!

Ashitaka: D'accordo, andrò a sentire il signor Ji.

Ashitaka: Va bene, tornate tutte al villaggio
!
Ragazze: Sì!


Ancora... nella scena in cui Moro la lupa madre e Ashitaka parlano sulla rupe mentre San dorme, in originale avremmo sentito questo (Vittorio Bertola 1999):

Moro: Ti fa male?

Se tu saltassi, tutto sarebbe finito velocemente e senza dolore.

Più tu sopporti il dolore, più la ferita diventa profonda.

Ashitaka: Sembra che io abbia dormito per molti giorni.

Tutto quel che ricordo è di essere stato curato da quella giovane ragazza.

Moro: Se tu avessi lanciato anche un solo gemito, avrei lacerato la tua gola da parte a parte.

Cosa stai guardando così attentamente?

Ashitaka: E' una foresta così bella.

Okkotonushi si è già mosso?

Moro: Torna nella grotta, giovane uomo.

Come puoi ascoltare le grida di dolore della foresta, mentre i cinghiali si muovono attraverso gli alberi?

Io siedo qui col mio corpo morente ad ascoltare le grida disperate della foresta, mentre aspetto che quella donna venga allo scoperto!

Quanto sogno il momento in cui potrò affondare le mie zanne nella sua testa!

Ashitaka: Moro, esiste un modo affinché la foresta e gli umani possano coesistere senza conflitti?

E' proprio vero che non c'è alcuna altra possibilità?

Moro: Gli umani non fanno altro che crescere continuamente di numero.

In breve tempo saranno arrivati perfino qui.

Ashitaka: Cosa pensi di fare di San?

Pensi di abbandonare anche lei?

Moro: Tipico di un umano. Un'idea così egocentrica.

San è una di noi. Quando la foresta morirà, lei morirà con noi.

Ashitaka: Ma quella ragazza è umana!

Moro: Zitto, giovane uomo!

Come puoi pensare di comprendere le sfortune di quella ragazza?

Quella ragazza è stata gettata via dagli umani e si è unita a noi!

Incapace di diventare completamente umana o cane di montagna...

...lei è la mia amata, orribile, glabra bambina!!

Puoi salvare una ragazza del genere?

Ashitaka: Non lo so.

Ma so che possiamo vivere insieme.

Moro: (ride) In che modo potreste vivere insieme?

Combatteresti gli umani con San al tuo fianco?

Ashitaka: No! Ciò aumenterebbe soltanto l'odio e il dolore!

Moro: Giovane uomo, non c'è niente che tu possa fare.

Alla fine tu sarai consumato dalla maledizione. Vattene da qui.


Inutile dire che sia nel doppiaggio italiano, sia nei sottotitoli inglesi/italiani, questo dialogo è piuttosto stravolto. Basta pensare solo al nucleo di battute riguardanti la storia di San: in italiano Moro dice che inseguiva i suoi genitori nella foresta, loro l'hanno abbandonata e lei l'ha tirata su come sua figlia; in realtà tutti questi risvolti drammatici non esistono (e quindi anche le motivazioni di San, se necessario, non trovano alcuna radice in un'ipotetica "vendetta" nei confronti degli umani come traspare dalla versione italiana). O le prime due o tre batture, dove Moro in italiano dice: "Potresti saltare giù, e farla finita; appena avrai riacquistato le forze, la maledizione ti consumerà..."; e subito dopo pare che Moro e Ashitaka parlino due lingue diverse, visto che lei dice: "Avrei voluto sentirti piangere e disperarti, così ti avrei lacerato la gola per farti stare zitto!" e subito Ashitaka dice: "E' una bellissima foresta..." mentre la battuta di Moro: ``Cosa guardi?'', è scomparsa... un dialogo del genere pare una scenetta comica!

Tralasciando tutto il resto, passiamo al finale, che è veramente spettacolare: alla fine infatti, Eboshi pare convertirsi tutto all'improvviso, e decide di "... vivere nel rispetto della natura, in armonia con gli spiriti...", mentre in realtà prima ironizza sul fatto che sia stata salvata proprio da un lupo, e poi chiede di portarle Ashitaka per ringraziarlo; infine dice qualcosa del tipo: "... ricostruiremo ancora più bella la nostra città del ferro...". Altro che convertita...

Ecco la traduzione forse più fedele (sempre da Vittorio Bertola 1999):

Eboshi: Mi vergogno così tanto...

Eboshi: Salvata sulla groppa di un cane di montagna.

Voglio ringraziarlo.

Qualcuno vada a chiamare Ashitaka.

Voi tutti, ricominciamo da capo!

Faremo di questo un buon villaggio!


Infine proprio l'ultima battuta, del vecchio Jiko Bou (il vecchio monaco mandato dall'imperatore a cacciare la testa del dio cervo): in italiano dice: "la vita vince sempre", mentre invece la battuta corretta sarebbe: "... mi arrendo, non posso vincere contro gli stupidi". Come dire, dal giorno alla notte...

A questo punto sorge però una domanda inquietante: perché in inglese questa volta la traduzione è giusta!? Perché se la partitura inglese è quella che è stata seguita, qui, per esempio, la traduzione italiana (sottotitoli e doppiaggio) è diversa?!

Rimane solo da sperare che in futuro maturi una più adeguata sensibilità su questi temi, anche se c'è poco da sperare.

sabato 3 novembre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Lupin e il Castello di Cagliostro

Primo film che vede Miyazaki come regista, prima che fosse fondato lo studio Ghibli, non ottene stranamente molto successo in patria. Tuttavia, dopo che venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e ottenne il Leone d'Oro, allora il riflusso in giappone fu tale che è anche da questo punto che nasce il vero e proprio mito di Lupin III, altrimenti fino ad allora prodotto negletto di nicchia, senza molta fortuna. Risale al 1984 infatti il lancio della seconda serie animata ("con la giacca rossa").

Lupin e Gigen hanno ripulito il casinò di Montecarlo, ma ben presto si accorgono di essere stati ingannati: il denaro è tutto falso! Lupin pensa quindi di prendersi una rivincita contro i falsari che lo hanno giocato, e decide di andare nel paese di Cagliostro, rinomato per falsare denaro, paese che nessuno ha mai lasciato vivo.

A bordo della sua cinquecento parte con Gigen per questo fantomatico paese, e qui accadono alcuni fatti imprevedibili.

Si imbattono infatti con una ragazza vestita da sposa che sta fuggendo da alcuni loschi individui che non vanno tanto per il sottile, con mitragliatori e bombe a mano spianati. Lupin naturalmente non potrebbe mai lasciar correre una cosa del genere, e si lancia all'inseguimento. Salva la ragazza, ma non può impedire che subito dopo venga portata via dai rinforzi degli strani figuri. Lei però riesce a nascondergli in tasca uno strano anello con il sigillo della testa di caprone.

Lupin ricorda che molto tempo fa, quando era ancora uno "sbarbatello", aveva sfidato il potere di Cagliostro, me ne era uscito piuttosto malconcio, ed era stato salvato unicamente dall'intervento di una bambina e del suo enorme cane, che vivevano in una lussuosa e splendida villa in riva al lago dove sorge il tetro castello di Cagliostro. Quella bambina potrebbe essere ora la sposa.

In realtà Clarice, questo il suo nome, è l'ultima della branca "sana" della famiglia dei Cagliostro, e ora il malvagio conte vuole sposarla per riunire le due famiglie, e per portare a termine un oscuro proposito. Lupin decide di intervenire, e con l'aiuto dei soliti volti noti, Gigen, Goemon, Fujiko e dell'ispettore Zenigata riuscirà non solo a impedire il matrimonio e a smascherare di fronte al mondo i tramazzi di Cagliostro, ma anche salvare Clarice e scoprire un favoloso tesoro.

La 500 di Lupin III

Come mai Lupin III, ladro internazionale giapponese di origine francese và in giro a bordo di un'italianissima 500?

Pare che fosse la macchina di Yasuo Otsuka, produttore di diversi anime, e presente già nello studio Nichido, che un giorno sarebbe divenuto la Toei. Praticamente insegnò il lavoro a Miyazaki, e si trovarono anche per questo Lupin e il castello di Cagliostro. In realtà Lupin, nella prima serie, utilizzava una Mercedes Benz del 1923, ma che Miyazaki dichiarò "maledettamente difficile da realizzare". Tra l'altro Lupin è un ladro, e un modo per gestire l'"imbarazzo" di gestire un personaggio che non è proprio uno specchio di virtù, era quello di presentarlo come uno che non trae mai profitto dalle sue ruberie, e che si accontenta di andare in giro con un'utilitaria di bassa fascia. In più un uomo profondamente di sinistra come Miyazaki non avrebbe mai potuto far guidare al suo protagonista la macchina che era stata di Hitler! Per la precisione, Miyazaki a quei tempi aveva una Citroen 2Cv, che era un disastro di macchina: infatti sia nell'espidodio 23 della prima serie animata, sia nel lungometraggio "Il castello di Cagliostro" è presente una macchina di quel tipo, che va regolarmente in pezzi.

Commento alle "varie" edizioni italiane

A quanto è noto, esistono almeno due versioni diverse del doppiaggio italiano di "Lupin e il castello di Cagliostro": la prima prodotta per l'home video, la seconda per il circuito televisivo. In ordine di tempo viene per primo il doppiaggio del Gruppo Cetra, che è poi la versione vista in TV negli anni ottanta, e poi scomparsa. Il doppiaggio presenta delle voci non sempre azzeccate (anche se sostituire il doppiatore "storico" di Lupin delle serie animate con un altro non appare poi questa gran perdita...), ma la traduzione sembra molto fedele all'originale.

Per esempio non ci sono gli strafalcioni di cui è purtroppo imbottito il secondo doppiaggio, quello su VHS, che è stato per anni l'unico disponibile; due esempi: quando si sta per preparare il matrimonio tra Clarice e Cagliostro, viene chiamato il vescovo per celebrare. Invece nel secondo doppiaggio italiano diventa addirittura il Papa! Alla fine del film le acque del lago che circondano il castello di Cagliostro si ritirano, e sotto si scopre una grande città romana. Essa è appunto una città romana, e non Roma "in persona", come viene detto nel secondo doppiaggio!

E via di seguito. Da dire però che, nonostante il primo doppiaggio avesse qualche carenza per quanto riguarda la caratterizzazione delle voci, come traduzione era buona: è sconcertante allora notare che proprio mentre pareva che fosse stato fatto tutto giusto, proprio Fujiko viene ribattezzata come un'improbabile Rosalia! Perché?!

Sono i soliti misteri di adattamento e doppiaggio, nei meandri dei quali spesso in Italia ci si perde rovinosamente.

sabato 13 ottobre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Laputa, la città nel cielo

Navi volanti, pirati del cielo, pietre misteriose che emanano luci azzurre e che levitano, robot e civiltà supertecnologiche del passato... in questo film c'è tutto il repertorio di molta animazione giapponese successiva, specie quella di avventura; si può ben dire che si tratti di uno dei film più citati di Miyazaki. Un esempio di citazioni in sequenza che viene subito un mente è quello macroscopico di "Fushighi non Umi no Nadia" (da noi "Il mistero della pietra azzurra"), dove lo studio Gainax non ha pudori a inserire pietre azzurre con strani poteri, una ragazza perseguitata da poteri occulti e soprattutto da un gruppo di avventurieri balordi (il trio del Gratank) che ricordano molto da vicino, anche per come sono vestiti, i pirati di questo film di Miyazaki; per non parlare poi delle antiche civiltà perdute e delle meravigliose macchine volanti.

Ad ogni modo la storia di Laputa è la seguente: ai "nostri" giorni una grande macchina volante sta trasportando una ragazza dallo sguardo triste; improvvisamente dalle nuvole compaiono strani marchingegni simili a libellule giganti. Sono i pirati dell'aria! Attaccano con determinata violenza il vascello, e pare che stiano mirando a qualcosa in particolare... la ragazza approfitta dell'occasione per cercare di fuggire, ma tutto quello che ottiene è di finire fuori dell'oblò e di precipitare verso il vuoto. Ma la magica pietra azzurra legata al suo collo comincia a brillare e la salva da morte certa facendola "planare" giù dal cielo.

Mentre in sovraimpressione scorrono i titoli di testa assistiamo all'ascesa del genio umano e della scienza, che apre il cielo all'umanità e lo popola di aerei sempre più grandi, mentre il cielo si annerisce del fumo delle ciminiere, finché incredibili città volanti arrivano a riempire gli spazi. Tuttavia, questo non dura a lungo, e catastrofi naturali o forse gli uomini stessi portano alla catastrofe: le città precipitano e gli esseri umani si disperdono sulla superficie della terra, e il loro ricordo viene cancellato.

Torniamo al tempo presente; Pazu è un ragazzo che lavora duramente presso gli ascensori di una grande miniera, presso una cittadina senza nome sorta tutt'intorno a immensi crepacci traforati di miniere e solcati da migliaia di binari e ponti sospesi per il trasporto dei minerali. Mentre, durante l'ultimo turno di lavoro, guarda per un attimo il cielo notturno, vede una strana cosa brillare lassù in alto. E presto con suo grande stupore si accorge che si tratta di una ragazza che fluttua in aria! Pazu si precipita, e se la ritrova in braccio. Quando però la ragazza rinviene si trova a casa di Pazu, e dice di chiamarsi Sheeta. E' una casa ben strana, piena di strani macchinari e di atrezzi più o meno volanti (che a qualcuno ricorderà senz'altro la casa di Jean nel Mistero della pietra azzurra). Il ragazzo le spiega di avere infatti un grande sogno: anni addietro suo padre era scomparso nel tentativo di ritrovare la città perduta di Laputa, di cui, pare, avesse avuto una fugace visione durante una tempesta.

Anche Pazu vuole trovare la città perduta, e Sheeta rimane affascinata; anche lei ha sentito parlare di Laputa. Non c'è però troppo tempo per parlare: loschi individui vengono a bussare e i nostri eroi sono costretti a fuggire. Di fatto riescono a sfuggire ai pirati, e si perdono nelle miniere. Qui scoprono che esistono interi filoni di "levi-stone", come quella si Sheeta, che paiono animarsi di luce propria quando la città volante (così racconta loro un vecchio minatore) vola sopra le miniere.

Tuttavia non solo i pirati sono alle costole di Sheeta, ma anche l'esercito. Contro un massiccio dispiegamento di forze di uomini e di aerei i nostri sono catturati. Dietro tutto questo c'è un uomo, di nome Muska, che pare tirare le fila di molte cose, anche contro il suo stesso paese. E' lui a rivelare a Sheeta che lei sarebbe in verità l'ultima erede del regno di Laputa (il suo nome vero è Lusheeta Toelle Ul Laputa, infatti), e che la levi-stone, grazie all'opportuna parola magica, può indicare il luogo dove si trova la città.

Pazu è trattato in malo modo, e ricacciato a casa con un pugno di soldi nelle tasche, come "risarcimento". Qui trova i pirati della banda di Dola, la famosa piratessa, ad attenderlo: è proprio lei a fargli capire che un vero uomo non lascia una donna in pericolo. I pirati, che, com'era prevedibile, sono delle paste d'uomo, guidati dalla "mamma" Dola, si alleano con lui. Danno così l'assalto alla fortezza dell'esercito, dove nel frattempo il tentativo di Sheeta di usare la magia ha attivato uno dei guardiani di Laputa, un robot precipitato dal cielo tanto anni fa che si credeva disattivato, e che si dimostra dotato di un potere spaventoso (questo robot ritorna peraltro nell'episodio 145 della seconda serie di Lupin III, pilotato da una ragazza del tutto identica a Nausicaa; ma non c'è da meravigliarsi, visto che quell'episodio è stato realizzato da Miyazaki in persona!). La stessa fortezza è quasi rasa al suolo, e solo l'intervento dell'immane nave volante dell'esercito, ha la meglio sull'androide. Pazu arriva giusto in tempo per salvare Sheeta, ma la levistone è caduta nelle mani dei cattivi, che grazie ad essa possono arrivare alla città nel cielo.

Ma né Pazu né Sheeta a questo punto vogliono arrendersi, e partono con i pirati alla volta di Laputa, nel tentativo di impedire all'esercito e a Muska di mettere le mani sui tesori e sulla tecnologia della città...

sabato 6 ottobre 2007

Miyazaki: i lavori animati

Salve a tutti! E' un pò che non ci si vede... oggi posso fare solo un piccolo upload, spero di essere più presente in futuro. Dunque, parlavamo del maestro Miyazaki... dopo i fumetti, ecco le serie animate e i films.

Sono elencati i lavori dello studio Ghibli in ordine cronologico, e ordinati per tipo di produzione. Si ringrazia il sito www.nausicaa.net per la raccolta dei dati.

Films prodotti dallo studio Ghibli diretti da Miyazaki:

1984: Nausicaa della Valle del Vento

1986: Laputa, il castello nel cielo

1988: Il mio vicino Totoro

1989: Kiki consegne a domicilio

1992: Porco rosso

1992: Sora Iro no Tane (Spot pubblicitario)

1992: Nandarou (Spot pubblicitario)

1995: On Your Mark (videoclip musicale)

1997: La Principessa Mononoke (Mononoke Hime)

2001: La citt Incantata (Se to Chiiro no Kami Kakushi)

2004: Il castello errante di Howl (Haruru no Ugoku Shiro)

2008: Ponyo on a cliff (Gake no ue no Ponyo) NEW!

Films prodotti dallo studio Ghibli diretti da Isao Takahata:

1988: Una tomba per le lucciole

1991: Only Yesterday

1994: Pom Poko

1999: I miei vicini i Yamada

Altri Films prodotti dallo studio Ghibli:

1993: Le onde del mare (Film per la televisione)

1995: I sussurri del cuore

2000: Ghiblies (cortometraggio per la televisione)

2001: Delicious tea (spot pubblicitario)

2002: Il ritorno dei gatti

2003: Lasseter-San, Arigato

2006: Racconti del Mare-terra (Gedo Senki) - di Goro Miyazaki

Films precedenti la fondazione dello studio Ghibli che hanno coinvolto Miyazaki o Takahata:

1972-73: Panda! Go Panda!

1979 (Miyazaki): Lupin III: Il Castello di Cagliostro

1981 (Takahata): Chie la mocciosa

1982 (Takahata): Gauche il costruttore di violini

Serie TV precedenti la fondazione dello studio Ghibli che hanno coinvolto Miyazaki o Takahata:

1971 e 1980: Lupin III TV (prima serie)

1974 - 1979: World Masterpiece Theater (Anna dai capelli rossi)

1979 (Miyazaki): Conan, ragazzo del futuro (Mirai no Shounen Conan)

1981-1982 (Miyazaki): Sherlock Hound

1981-1983 (Takahata): Chie la mocciosa

Films non dello studio Ghibli che hanno coinvolto animatori dello studio Ghibli:

1987 (Takahata): The Story of Yanagawa's Canals

1990 (Katsuya Kondou): Like the Clouds, Like the Wind

2000 (Katsuya Kondou): The Aurora

lunedì 17 settembre 2007

Miyazaki: i manga (immagini)


Tratto dal fumetto "Shuna no tabi".

Miyazaki: i manga (immagini)


Tratto dal fumetto "Hikoutei jidai".

Miyazaki: i manga (immagini)


Tratto dal fumetto "Zazzou nouto".

Miyazaki: i manga

Ecco, come promesso, un elenco dei fumetti di Miyazaki, argomento generalmente poco noto. Qualche immagine e tutti i riassunti.


"Nagagutsu wo Haita neko" (Il gatto con gli Stivali), 1984.

Già film nel 1969, prodotto dalla Toei Douga, nel quale Miyazaki lavorò com key animator. Miyazaki scrisse anche una versione manga, che venne pubblicata a puntate su di un quotidiano (Animae Juju Bunko, Tokuma Shoten). Il manga risultava come ``prodotto dalla Toei Douga'', e non era indicato il nome di Miyazaki.

Basato sul libro di Charles Perrault. Per, il gatto dandy, aiuta un ragazzo a sconfiggere un Orco, e conquistare così il cuore della principessa.

"Sabaku no tami" (Gente del deserto), 1969-1970.

E' un manga che Miyazaki scrisse per un giornale dedicato ai bambini. Più che un manga si presenta piuttosto come una novella grafica; la maggior parte del testo è infatti scritta fuori delle vignette, e quasi non ci sono ballon con i dialoghi, anche se verso la fine si avvicina maggiormente a un manga tradizionale.

La storia è sorprendentemente cruda, considerato che è scritta per un pubblico di bambini. L'argomento è la distruzione portata dalla guerra, il tradimento, e l'orrore che la natura umana posta di fronte a situazioni disperate è in grado di scatenare, compresa la morte di alcuni personaggi. Qualcuno ha parlato di influenze di Osamu Tetsuka per questo lavoro, con le sue ambientazioni dark e gli argomenti forti, ma appare subito chiaro, sfogliando alcune tavole, riconoscere lo stile e i motivi portanti dell'arte di Miyazaki, che poi confluiranno in opere come "Nausicaa".

11° secolo, Asia centrale. Tem è un ragazzo della gente dei Sogute. Vive con suo pare in una tenda nella Steppa, attendendo al loro gregge di pecore. Un giorno trovano un uomo Soqute chiamato Kughil e lo portano alla loro tenda per curarlo. Vengono così a scoprire che l'uomo è stato ridotto in quello stato dai Kittarl, la potentissima tribù di nomadi che stanno devastando l'intera steppa. I guerrieri Kitterl, che stanno inseguendo l'uomo, raggiungono la tenda di Tem, e alla loro richiesta di consegnare il ferito il padre di Tem rifiuta, provocando la loro furiosa reazione, e lo uccidono. Tem e Kughil riescono a fuggire, e si dirigono perso la capitale di Soqute, Pejite. Kughil in realtà è a capo della ribellione contro i Kittarl, e nutre un odio personale verso di loro.

Nel viaggio verso Pejite i due incontrano una ragazza, Sasan, anche lei diretta a Pejite per cercare suo fratello.

Purtroppo quando raggiungono la città questa è già caduta nelle mani dei Kittarl, e i Soqute sono stati ridotti in schiavitù. Kughil e Tem tentano di organizzare la resistenza, ma le loro vite vengono messe in serio pericolo a causa del tradimento di uno dei loro compagni...

"Doubutsu takarajima" (L'isola del tesoro degli animali); pubblicato su Cyuunichi Newspaper Sunday Version, 1971.

"L'Isola del Tesoro degli animali" è un film animato prodotto dalla Toei Douga nel 1971, per il quale Miyazaki lavorò come key animator. Sempre di Miyazaki la versione a fumetti. La storia è tratta dal libro ``L'Isola del Tesoro'' di Stevenson, però la maggior parte dei personaggi sono animali, tranne il protagonista Jim e Kathy, che si dimostra essere la tipica eroina di Miyazaki. E' una storia di avventura divertente e dalla comicità grossolana.

"Imouto he" (A mia sorella) 1982.

Si può definire una "poesia grafica"; sono sei pagine ad aquerello.

"Shuna no tabi" (Il viaggio di Shuna), 1983.

Si tratta di un manga completamente aquarellato pubblicato in Animage JuJu Bunko (per "Bunko" si intende un takobons più piccolo del formato normale). E' più un libro di illustrazioni che non un manga, ha solo una o due didascalie per pagina e nessun ballon per i dialoghi. Anche questo manga è considerato un prototipo di "Nausicaa", soprattutto per quanto riguarda la protagonista. La storia è piuttosto oscura, ma come sempre in Miyazaki i personaggi sono posseduti da un'invincibile voglia di vivere, e il finale si chiude nella speranza.

Dal punto di vista grafico l'impatto è notevole e l'acquerello delicato; ci sono tutte le immagini più familiari dell'immaginario di Miyazaki, come i giganti, rovine coperte di piante, e la storia incentrata su di un ragazzo e una ragazza.

Shuna è il principe di un paese poverissimo. La sua gente vive negli stenti, e la loro terra non dà nulla. Shuna sente però parlare della Terra degli Dei dove cresce il Grano d'Oro, e così decide di mettersi in viaggio per recuperare dei semi per il suo popolo.

Dopo un viaggio lungo e difficile raggiunge finalmente la Terra degi Dei, e ruba alcuni semi. Purtroppo però viene scoperto e severamente punito, fin quasi alla morte. Per sua fortuna ritrova una ragazza che durante il viaggio aveva salvato dalla schiavitù, che si prende cura di lui e lo cura fino alla guarigione. Pianta anche i semi di Shuna e rischia anche la vita per farli crescere. Finalmente la stagione del grano arriva, e per la ragazza viene anche il tempo di scegliersi un marito...

"Hikoutei jidai" (L'era delle navi volanti), 1990.

Sono 15 pagine interamente a colori, da cui poi è stato tratto il film "Porco Rosso". Venne serializzato sulla rivista mensile Model Graphix, dedicata per l'appunto al modellismo, come parte di un altro lavoro di Miyazaki, "Zassou Note". E' il grande atto di amore di Miyazaki verso gli aerei e descrive le vicende di eroici uomini dei cieli, e dei loro aerei (aerei veramente esistiti negli anni '20 del 1900, pesantemente modificati dall'autore).

Paragonato alla versione anime il manga è molto più leggero e comico. Non viene mai menzionato il passato di Porco, e quindi non esiste il conflitto coni fascisti, Gina non appare neppure e Porco è sostanzialmente un buontempone senza pensieri al mondo. Rimane tuttavia invariato il fascino del mondo visto dalla navi volanti.

Una curiosità: nella scena della battaglia aerea tra Porco e Donald Chuck (il Curtis della versione anime) Miyazaki scrisse: -Se questa scena fosse trasposta in animazione, forse potrei trasmettere la grandezza di questa battaglia per la vita o per la morte. Ma qui si tratta di comicità. Non ho altra scelta, devo lasciare tutto all'immaginazione vostra, miei buoni lettori... - ma naturalmente aveva già in mente di farne proprio un film.

E' l'anno 1920, Mar Adriatico. I pirati dell'aria con i loro idrovolanti infestano il mare, attaccano le navi, depredano e rubano, e rapiscono anche le belle ragazze. Tuttavia esiste un cacciatore di taglie, Porco Rosso, che sul suo aereo rosso è il migliore in questo campo. Nessuna donna può resistere al suo fascino, anche se c'è un piccolo dettaglio al suo riguardo che vale la pena di menzionare: infatti è un maiale!

Nella prima parte Porco Rosso salva una ragazza dalla banda di pirati conosciuta come "Mamma Aiuto".

Nella seconda parte Porco viene abbattuto da un pilota americano, Donald Chuck. Porco allora porta il suo aereo alla "Piccolo SPA", a Milano, per ripararlo. Fio, una ragazza di 17 anni, ridisegna il suo aereo e lo migliora sostanzialmente.

Nella terza parte Porco e Cuuck danno vita a una grande battaglia aerea, e Porco combatte per Fio e l'orgoglio italiano.

"Zassou nouto" (Note di un sogno a occhi aperti), 1992.

E' una serie di brevi episodi autoconclusivi ha pubblicato su di una rivista di modellismo, la Model Graphix.

Si tratta per la verità piuttosto di idee, disegni, riguardo mecha, carroarmati, aerei e navi da guerra, tutti del perido amato da Miyazaki, precedente la Seconda Guerra Mondiale.

Si tratta in tutto di 13 episodi:

1) "Shirarezaru Kyojin no Mattei" (Il più giovane e sconosciuto fratello dei Giganti); il re di un paese pieno di vulcani ordina la costruzione di un aereoplano gigantesco.

2) "Koutetsu no Ikuji" (L'orgoglio dell'acciaio); un racconto che narra la storia della Monitor e della Merrimack, due navi da guerra della Guerra Civile Americana.

3) "Tahoutou No Deban" (Dentro la torre Molti-Cannone); un maiale costruisce un enorme carroarmato e rapisce una ragazza. Il suo ragazzo li insegue e alla fine lui e la ragazza distruggono il carro. Miyazaki sembra volesse ricavare un anime da questo plot. Diceva infatti: -Vorrei far correre quel carroarmato a tutto gas con "Country Road" come colonna sonora!-, ma il progetto non andò mai in porto.

4) "Nofou no Me" (L'occhio del contadino); basato su di una novella semi-autobiografica di Andre Malreaux, si tratta della vicenda di un contadino che scopre una base nemica durante la Guerra Civile Spagnola.

5) "Ryuu no Koutetsu" (Acciaio del drago); una storia su Teiene e Chinen, due navi da guerra cinesi durante la guerra cino-giapponese del 1905.

6) "Kyuushuu Joukuu no Juugousakuki" (La pesante bomba sopra Kyuushu); i cinesi progettano di sgangiare sopra il Kyuushuu una bomba gigante (Martin 139W) durante un raid notturno, ma invece di bombe, vengono lanciati volantini che inneggiano alla pace.

7) "Koushahoutou" (La torre antiaerea ); una grande torre antiaerea tedesca flagella le flotte aeree degli alleati, i quali tentano in tutti i modi di distruggerla.

8) "Q Ship"; una Q ship era una nave inglese della Prima Guerra Mondiale che veniva mascherata da nave mercantile per attirare gli U-boat tedeschi.

9) "Anshoumaru Monogatari" (La storia di Anshoumaru); l'Anshoumaru era un aereo corriere giapponese.

10) "London Joukuu 1918 nen" (Sopra Londra, 1918); la storia del raid tedesco su Londra del 1918.
11) "Saihin Sensen" (Il fronte più scalcagnato); una storia su un peschereccio giapponese, il Kissyoumaru, e il suo equipaggio, che venne "arruolato" dal comando navale giapponese.

12) "Hikoutei Jidai" (L'era delle macchine volanti); il manga da cui è stato tratto Porco Rosso.

13) "Buta to Tora" (Un maiale e la tigre); la storia di Hans, un meccanico tedesco, e un carroarmato Tiger.

"Hansu no kikan" (Il ritorno di Hans), 1994.

E' una storia in tre episodi, tutta in acquarello, serializzata nel 1994 dalla rivista Model Graphix.

La storia comincia a Berlino, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Hans, un meccanico capo di carroarmati tedesco, e il suo ufficiale di comando viaggiano (a piedi) verso ovest attraverso il fronte e le linee americane. Sperano di sfuggire così all'esercito russo e di poter essere accolti dall'esercito americano. Durante il viaggio scoprono un Panzer IV abbandonato presso una grande casa che pare disabitata; mentre Hans tenta di riparare il mezzo, l'ufficiale esplora la casa cercando provviste, e trova una ragazza, Rosa, la vecchia nonna e il suo cane Gustav. Temendo per la loro sorte l'ufficiale le convince ad andare con loro nel viaggio della salvezza.

Hans riesce alla fine a riparare il carroarmato, e molte avventure li attendono nel loro viaggio, alcune anche romantiche...

"Kuuchuu de oshokuji" (Pranzando nel cielo), 1994.

Otto pagine a colori che raccontano la storia del mangiar ein volo dal 1914 a oggi. E' scritta nello stesso stile di Zassou.

Venne pubblicata su di una rivista per amanti del volo, Jal, che sarà uno dei produttori di Porco Rosso.

"Doromamire no tora" (Tigri coperte di fango) 1998-1999.

Questo manga, tutto a colori, è tratto dal libro "Tigri nel fango", le memorie di Otto Carius, un carrista tedesco.

"Tiger Ace" Otto Carius distrusse più di 150 carroarmati durante la Seconda Guerra Mondiale; assegnato inizialmente alla 20° Divisione Panzer stanziata in Russia nel 1941, nel 1943 venne trasferito al 502° Battaglione "Tigre". Questa unità combatté a Leningrado e nell'area della Narva, in Estonia. Carius venne ferito nell'estate del 1944, diventando poi comandante della Compagnia "Jagdtiger" sul fronte occidentale nel 1945. Dovette arrendersi agli americani nel maggio di quell'anno.

Il manga di Miyazaki racconta le imprese di Carius in Estonia durante la battaglia contro le truppe sovietiche. Tutti i personaggi compaiono come maiali.

Questa serie ha il sottotitolo di "Mousou Nouto", che vuol dire "Note di fantasia", ma mousou vuol dire anche "idea folle o pazza", o anche "delusione".

Miyazaki: i manga

Ecco, come promesso, un elenco dei fumetti di Miyazaki, argomento generalmente poco noto. Qualche immagine e tutti i riassunti.

"Nagagutsu wo Haita neko" (Il gatto con gli Stivali), 1984.

Già film nel 1969, prodotto dalla Toei Douga, nel quale Miyazaki lavorò com key animator. Miyazaki scrisse anche una versione manga, che venne pubblicata a puntate su di un quotidiano (Animae Juju Bunko, Tokuma Shoten). Il manga risultava come ``prodotto dalla Toei Douga'', e non era indicato il nome di Miyazaki.

Basato sul libro di Charles Perrault. Per, il gatto dandy, aiuta un ragazzo a sconfiggere un Orco, e conquistare il cuore della principessa.

"Sabaku no tami" (Gente del deserto), 1969-1970.

E' un manga che Miyazaki scrisse per un giornale dedicato ai bambini. Più che un manga si presenta piuttosto come una novella grafica; la maggior parte del testo è infatti scritta fuori delle vignette, e quasi non ci sono ballon con i dialoghi, anche se verso la fine si avvicina maggiormente a un manga tradizionale.

La storia è sorprendentemente cruda, considerato che è scritta per un pubblico di bambini. L'argomento è la distruzione portata dalla guerra, il tradimento, e l'orrore che la natura umana posta di fronte a situazioni disperate è in grado di scatenare, compresa la morte di alcuni personaggi. Qualcuno ha parlato di influenze di Osamu Tetsuka per questo lavoro, con le sue ambientazioni dark e gli argomenti forti, ma appare subito chiaro, sfogliando alcune tavole, riconoscere lo stile e i motivi portanti dell'arte di Miyazaki, che poi confluiranno in opere come "Nausicaa".

11° secolo, Asia centrale. Tem è un ragazzo della gente dei Sogute. Vive con suo pare in una tenda nella Steppa, attendendo al loro gregge di pecore. Un giorno trovano un uomo Soqute chiamato Kughil e lo portano alla loro tenda per curarlo. Vengono così a scoprire che l'uomo è stato ridotto in quello stato dai Kittarl, la potentissima tribù di nomadi che stanno devastando l'intera steppa. I guerrieri Kitterl, che stanno inseguendo l'uomo, raggiungono la tenda di Tem, e alla loro richiesta di consegnare il ferito il padre di Tem rifiuta, provocando la loro furiosa reazione, e lo uccidono. Tem e Kughil riescono a fuggire, e si dirigono perso la capitale di Soqute, Pejite. Kughil in realtà è a capo della ribellione contro i Kittarl, e nutre un odio personale verso di loro.

Nel viaggio verso Pejite i due incontrano una ragazza, Sasan, anche lei diretta a Pejite per cercare suo fratello.

Purtroppo quando raggiungono la città questa è già caduta nelle mani dei Kittarl, e i Soqute sono stati ridotti in schiavitù. Kughil e Tem tentano di organizzare la resistenza, ma le loro vite vengono messe in serio pericolo a causa del tradimento di uno dei loro compagni...

"Doubutsu takarajima" (L'isola del tesoro degli animali); pubblicato su Cyuunichi Newspaper Sunday Version, 1971.

"L'Isola del Tesoro degli animali" è un film animato prodotto dalla Toei Douga nel 1971, per il quale Miyazaki lavorò come key animator. Sempre di Miyazaki la versione a fumetti. La storia è tratta dal libro ``L'Isola del Tesoro'' di Stevenson, però la maggior parte dei personaggi sono animali, tranne il protagonista Jim e Kathy, che si dimostra essere la tipica eroina di Miyazaki. E' una storia di avventura divertente e dalla comicità grossolana.

"Imouto he" (A mia sorella) 1982.

Si può definire una "poesia grafica"; sono sei pagine ad aquerello.

"Shuna no tabi" (Il viaggio di Shuna), 1983.

Si tratta di un manga completamente aquarellato pubblicato in Animage JuJu Bunko (per "Bunko" si intende un takobons più piccolo del formato normale). E' più un libro di illustrazioni che non un manga, ha solo una o due didascalie per pagina e nessun ballon per i dialoghi. Anche questo manga è considerato un prototipo di "Nausicaa", soprattutto per quanto riguarda la protagonista. La storia è piuttosto oscura, ma come sempre in Miyazaki i personaggi sono posseduti da un'invincibile voglia di vivere, e il finale si chiude nella speranza.

Dal punto di vista grafico l'impatto è notevole e l'acquerello delicato; ci sono tutte le immagini più familiari dell'immaginario di Miyazaki, come i giganti, rovine coperte di piante, e la storia incentrata su di un ragazzo e una ragazza.

Shuna è il principe di un paese poverissimo. La sua gente vive negli stenti, e la loro terra non dà nulla. Shuna sente però parlare della Terra degli Dei dove cresce il Grano d'Oro, e così decide di mettersi in viaggio per recuperare dei semi per il suo popolo.

Dopo un viaggio lungo e difficile raggiunge finalmente la Terra degi Dei, e ruba alcuni semi. Purtroppo però viene scoperto e severamente punito, fin quasi alla morte. Per sua fortuna ritrova una ragazza che durante il viaggio aveva salvato dalla schiavitù, che si prende cura di lui e lo cura fino alla guarigione. Pianta anche i semi di Shuna e rischia anche la vita per farli crescere. Finalmente la stagione del grano arriva, e per la ragazza viene anche il tempo di scegliersi un marito...

"Hikoutei jidai" (L'era delle navi volanti), 1990.

Sono 15 pagine interamente a colori, da cui poi è stato tratto il film "Porco Rosso". Venne serializzato sulla rivista mensile Model Graphix, dedicata per l'appunto al modellismo, come parte di un altro lavoro di Miyazaki, "Zassou Note". E' il grande atto di amore di Miyazaki verso gli aerei e descrive le vicende di eroici uomini dei cieli, e dei loro aerei (aerei veramente esistiti negli anni '20 del 1900, pesantemente modificati dall'autore).

Paragonato alla versione anime il manga è molto più leggero e comico. Non viene mai menzionato il passato di Porco, e quindi non esiste il conflitto coni fascisti, Gina non appare neppure e Porco è sostanzialmente un buontempone senza pensieri al mondo. Rimane tuttavia invariato il fascino del mondo visto dalla navi volanti.

Una curiosità: nella scena della battaglia aerea tra Porco e Donald Chuck (il Curtis della versione anime) Miyazaki scrisse: -Se questa scena fosse trasposta in animazione, forse potrei trasmettere la grandezza di questa battaglia per la vita o per la morte. Ma qui si tratta di comicità. Non ho altra scelta, devo lasciare tutto all'immaginazione vostra, miei buoni lettori... - ma naturalmente aveva già in mente di farne proprio un film.

E' l'anno 1920, Mar Adriatico. I pirati dell'aria con i loro idrovolanti infestano il mare, attaccano le navi, depredano e rubano, e rapiscono anche le belle ragazze. Tuttavia esiste un cacciatore di taglie, Porco Rosso, che sul suo aereo rosso è il migliore in questo campo. Nessuna donna può resistere al suo fascino, anche se c'è un piccolo dettaglio al suo riguardo che vale la pena di menzionare: infatti è un maiale!

Nella prima parte Porco Rosso salva una ragazza dalla banda di pirati conosciuta come "Mamma Aiuto".

Nella seconda parte Porco viene abbattuto da un pilota americano, Donald Chuck. Porco allora porta il suo aereo alla "Piccolo SPA", a Milano, per ripararlo. Fio, una ragazza di 17 anni, ridisegna il suo aereo e lo migliora sostanzialmente.

Nella terza parte Porco e Cuuck danno vita a una grande battaglia aerea, e Porco combatte per Fio e l'orgoglio italiano.

"Zassou nouto" (Note di un sogno a occhi aperti), 1992.

E' una serie di brevi episodi autoconclusivi ha pubblicato su di una rivista di modellismo, la Model Graphix.

Si tratta per la verità piuttosto di idee, disegni, riguardo mecha, carroarmati, aerei e navi da guerra, tutti del perido amato da Miyazaki, precedente la Seconda Guerra Mondiale.

Si tratta in tutto di 13 episodi:

1) "Shirarezaru Kyojin no Mattei" (Il più giovane e sconosciuto fratello dei Giganti); il re di un paese pieno di vulcani ordina la costruzione di un aereoplano gigantesco.

2) "Koutetsu no Ikuji" (L'orgoglio dell'acciaio); un racconto che narra la storia della Monitor e della Merrimack, due navi da guerra della Guerra Civile Americana.

3) "Tahoutou No Deban" (Dentro la torre Molti-Cannone); un maiale costruisce un enorme carroarmato e rapisce una ragazza. Il suo ragazzo li insegue e alla fine lui e la ragazza distruggono il carro. Miyazaki sembra volesse ricavare un anime da questo plot. Diceva infatti: -Vorrei far correre quel carroarmato a tutto gas con "Country Road" come colonna sonora!-, ma il progetto non andò mai in porto.

4) "Nofou no Me" (L'occhio del contadino); basato su di una novella semi-autobiografica di Andre Malreaux, si tratta della vicenda di un contadino che scopre una base nemica durante la Guerra Civile Spagnola.

5) "Ryuu no Koutetsu" (Acciaio del drago); una storia su Teiene e Chinen, due navi da guerra cinesi durante la guerra cino-giapponese del 1905.

6) "Kyuushuu Joukuu no Juugousakuki" (La pesante bomba sopra Kyuushu); i cinesi progettano di sgangiare sopra il Kyuushuu una bomba gigante (Martin 139W) durante un raid notturno, ma invece di bombe, vengono lanciati volantini che inneggiano alla pace.

7) "Koushahoutou" (La torre antiaerea ); una grande torre antiaerea tedesca flagella le flotte aeree degli alleati, i quali tentano in tutti i modi di distruggerla.

8) "Q Ship"; una Q ship era una nave inglese della Prima Guerra Mondiale che veniva mascherata da nave mercantile per attirare gli U-boat tedeschi.

9) "Anshoumaru Monogatari" (La storia di Anshoumaru); l'Anshoumaru era un aereo corriere giapponese.

10) "London Joukuu 1918 nen" (Sopra Londra, 1918); la storia del raid tedesco su Londra del 1918.
11) "Saihin Sensen" (Il fronte più scalcagnato); una storia su un peschereccio giapponese, il Kissyoumaru, e il suo equipaggio, che venne "arruolato" dal comando navale giapponese.

12) "Hikoutei Jidai" (L'era delle macchine volanti); il manga da cui è stato tratto Porco Rosso.

13) "Buta to Tora" (Un maiale e la tigre); la storia di Hans, un meccanico tedesco, e un carroarmato Tiger.

"Hansu no kikan" (Il ritorno di Hans), 1994.

E' una storia in tre episodi, tutta in acquarello, serializzata nel 1994 dalla rivista Model Graphix.

La storia comincia a Berlino, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Hans, un meccanico capo di carroarmati tedesco, e il suo ufficiale di comando viaggiano (a piedi) verso ovest attraverso il fronte e le linee americane. Sperano di sfuggire così all'esercito russo e di poter essere accolti dall'esercito americano. Durante il viaggio scoprono un Panzer IV abbandonato presso una grande casa che pare disabitata; mentre Hans tenta di riparare il mezzo, l'ufficiale esplora la casa cercando provviste, e trova una ragazza, Rosa, la vecchia nonna e il suo cane Gustav. Temendo per la loro sorte l'ufficiale le convince ad andare con loro nel viaggio della salvezza.

Hans riesce alla fine a riparare il carroarmato, e molte avventure li attendono nel loro viaggio, alcune anche romantiche...

"Kuuchuu de oshokuji" (Pranzando nel cielo), 1994.

Otto pagine a colori che raccontano la storia del mangiar ein volo dal 1914 a oggi. E' scritta nello stesso stile di Zassou.

Venne pubblicata su di una rivista per amanti del volo, Jal, che sarà uno dei produttori di Porco Rosso.

"Doromamire no tora" (Tigri coperte di fango) 1998-1999.

Questo manga, tutto a colori, è tratto dal libro "Tigri nel fango", le memorie di Otto Carius, un carrista tedesco.

"Tiger Ace" Otto Carius distrusse più di 150 carroarmati durante la Seconda Guerra Mondiale; assegnato inizialmente alla 20° Divisione Panzer stanziata in Russia nel 1941, nel 1943 venne trasferito al 502° Battaglione "Tigre". Questa unità combatté a Leningrado e nell'area della Narva, in Estonia. Carius venne ferito nell'estate del 1944, diventando poi comandante della Compagnia "Jagdtiger" sul fronte occidentale nel 1945. Dovette arrendersi agli americani nel maggio di quell'anno.

Il manga di Miyazaki racconta le imprese di Carius in Estonia durante la battaglia contro le truppe sovietiche. Tutti i personaggi compaiono come maiali.

Questa serie ha il sottotitolo di "Mousou Nouto", che vuol dire "Note di fantasia", ma mousou vuol dire anche "idea folle o pazza", o anche "delusione".

sabato 15 settembre 2007

Miyazaki, il maestro: la biografia

Questa settimana iniziamo a parlare di un grande autore giapponese, autore sia di fumetti che di anime, Hayao Miyazaki, a cui il progetto del Tomotomopoppin deve molto (ovviamente come fonte ispirativa e come maestro). Come? Non lo conoscete?! Bene, questa è l'occasione buona allora per saperne di più.

Di seguito posterò un catalogo di tutte le sue opere con brevissimi riassunti. Rimanete sintonizzati!

Il padre di Hayao Miyazaki, Katsuji Miyazaki, nacque nel 1915 e morì nel Marzo del 1993. Durante la Seconda Guerra Mondiale era stato direttore della Miyazaki Airplane, che, tra l'altro, aveva prodotto i timoni dei famosi caccia Zero. La madre di Hayao era una donna intelligente e severa, tanto che il più giovane dei fratelli di Hayao, Shirou, ebbe a dire che il personaggio della piratessa Dola in Laputa gli ricordava sua madre, non per l'aspetto, ma per il suo modo di pensare.

Da questa unione nacquero quattro fratelli, Arata, nato nel Luglio del 1939, Yutaka, nel gennaio 1944, Shirou (del quale la data di nascita è sconosciuta), il più giovane, e naturalmente Hayao, nato nella cittadina di Akebonocho, nel distretto di Bunkyo-ku, Tokyo, il 5 Gennaio del 1941.

Tra il 1944 e il 1946 la famiglia Myiazaki dovette rifugiarsi nella città di Utsunomiya e in seguito a Kanuma, nella prefettura di Tochigi. Tra l'altro la fabbrica di aerei della famiglia era situata a Kanuma.

Il piccolo Hayao cambiò spesso scuola, seguendo la famiglia: dal 1947 al 1952 ne cambiò ben tre, frequentò le prime tre classi delle elementari a Utsunomiya, la quarta classe nella scuola elementare Omyia, nel distretto di Suginami-ku, Tokyo, quando la sua famiglia tornò là. Infine Hayao venen iscritto alla nuova scuola elementare Eikofu, dove frequentò la quinta elementare.

Dal 1947 al 1955 la madre di Hayao si ammalò di tubercolosi spinale che la costrinse a letto per ben 9 anni; all'inizio li passò in ospedale, tanto che molti critici vedono in ``Il mio vicino Totoro'' un film fortemente autobiografico.

Nel 1955 Hayao si diplomò alla scuola elementare Eikofu e passò alla scuola media Omiya, dove rimase fino al 1958, quando iniziò a frequentare le superiori alla Totoyama High. Proprio durante gli studi superiori gli capitò di vedere il primo lungometraggio animato a colori in assoluto, ``Hakuja Den'' (diretto da Yabushita Taiji per la Toei Douga, 1958), e cominciò a interessarsi agli anime. Decise allora che sarebbe diventato un autore di fumetti, ma siccome fino ad allora aveva disegnato soltanto aerei e navi da guerra si accorse che non sapeva disegnare le persone.

Nel frattempo nel 1962 Hayao entrò all'università, la Gakushuin, dove scelse la facoltà di economia ed entrò nel club della ``ricerca per la letteratura infantile'', che era la cosa più simile a un anime club dei nostri giorni. Nel 1963 si laureò in Scienze Politiche con una tesi sull'industria giapponese e trovò nello stesso anno trovò lavoro presso la Toei Douga (Aprile del 1963). FInalmente dopo tre mesi gli venne assegnato il suo primo lavoro serio, come animator in progress, nello spettacolo ``Watchdog Bow Bow'', e in seguito partecipò alla realizzazione della prima serie animata televisiva della Toei, ``Wolf Boy Ken''. Hayao percepiva uno stipendio di 19,500 Yen mensili, e viveva in un appartamento presso Nerima che gli costava un affitto di 6,000 Yen al mese, cosicché, appena dopo poco essere entrato alla Toei, si pose a capo di una disputa sindacale sui salari con la società.
Nel 1964 divenne Capo Segretario del sindacato dei lavoratori della Toei (Isao Takahata era il VIce Direttore) e cominciò a frequentare una sua collega animatrice, Akemi Ota.

Quando nel 1965 Takahata venne chiamato nel team di produzione di ``Prince of Sun'' Hayao decise di aiutarlo di sua spontanea volontà, pensando che poteva essere la sua ultima occasione di lavorare a un film per il grande schermo prima di approdare alla TV: siccome Takahata era il regista e Yasuo Otsuka, il direttore dell'animazione, era pure lui suo amico, si riuscì a combinare l'affare, e il film venne terminato in tempo di record nel 1968. Nel frattempo Hayao sposava Akemi Ota (che tra l'altro era key animator in ``Prince of Sun'') nell'ottobre del 1965, e andarono ad abitare a Higashi-Murayama (nel distretto di Tokyo).

Akemi in seguito lavorò nel film ``Puss on Boots'', dove Hayao era key animator, e nel 1969 in ``The Flying Ghost Ship'', altro spettacolo dove Miyazaki era key animator. Nel 1967 ebbero il loro primo figlio, seguito nel 1969 da un secondo, nato però a Oizumi-Gekuen (a Nerima, sempre Tokyo), dove la famiglia si era trasferita (pare che questo secondo figlio andò poi a studiare legge, ma altri dicono dendrologia).

Nel 1970 la famiglia cambiò ancora domicilio, accasandosi a Tokorozawa, nella prefettura di Saitama. L'anno successivo la svolta: Hayao lasciò la Toei Douga e passò con Takahata e Yoichi Otabe alla A-Pro. Quello stesso anno andò in Svezia con il presidente della Tokyo Movie, Yutaka Fujioka, per assicurarsi i diritti di Pippi Calzelunghe, ma il tentativo fallì.

Nel 1971 Miyazaki e Takahata subentrano a Masaaki Osumi nella direzione della serie TV di Lupin III (dal quarto episodio), che si rivela però un flop.

Nel 1973 il trio Miyazaki, Takahata, Otabe lasciò la A-Pro e si trasferirono alla Zuiyo Pictures. Nel luglio di quell'anno Hayao andò in Svizzera per ispirarsi come designer delle scene e organizzatore delle scene per ``Heidi, Girl of the Alps''.
Nel 1975 fece un'altro viaggio di ricognizione in Italia e Argentina, per la serie ``Tre Miglia in cerca della Madre (Marco, dagli Appenini alle Ande)''. Nel 1980 troviamo Hayao come capo istruttore dei nuovi animatori alla Telecom. Fu proprio durante questa collaborazione che firmò con lo pseudonimo appunto di ``Telecom'' la direzione degli episodi 145 e 155 della seconda serie (1977) di Lupin III (quella con la giacca rossa).

Nel 1978 diresse la sua prima serie TV, ``Mirai Shonen Conan (Conan Ragazzo del Futuro)'', e in seguito, nel 1979, andò alla Tokyo Movie Shinsha per dirigere il suo primo film, ``Rupan Sansei: Kariosutoro no Shiro (Lupin e il Castello di Cagliostro)''. Nel 1982 cominciò il manga di Nausicaa.

L'anime di ``Nausicaa della Valle del Vento'' venne messo in produzione nel 1983. Nel maggio di quell'anno Takahata divenne il produttore del film, e lo studio di produzione dell'animazione divenne il Topcraft. Il più giovane dei fratelli di Hayao, Shirou, lavorava alla Hakuhoudo (la seconda più grande agnezia pubblicitaria in Giappone), così non c'è da sorprendersi che Nausicca sia stata prodotta come una joint-venture tra la Tokuma e la Hakuhoudo. In luglio muore a 71 anni la madre di Miyazaki, e l'handwork di Nausicaa comincia il mese seguente.

Nell'Aprile del 1984 la Nibariki Office, creata da Miyazaki e Takahata nasce a Suginami, Tokyo; Miyazaki è il socio più anziano.

Finalmente nel 1985 lo Studio Ghibli venen fondato a Kichijoji, nella città di Musashino, per produrre "Laputa, Castel in the Sky".