sabato 17 novembre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Nausicaa della Valle del Vento

Il manga di Nausicaa vede per la prima volta la luce sulle pagine di Tokuma Shoten, nel 1983. E' il lavoro di una vita, durato ben 13 anni, che frutterà a Miyazaki nel 1994 anche il "Japan Manga Artist's Association Award". Nel 1984 il lungometraggio, che è anche il primo film in proprio dello studio Ghibli.

Il manga e il film sono due prodotti abbastanza diversi tra di loro; in entrambi la protagonista è Nausicaa, la principessa della Valle del Vento, un personaggio che non a caso porta il nome della celebre principessa dei Feaci, che nell'Odissea accoglie Odisseo naufragato sulla sua isola. Miyazaki rimase per sempre colpito da questa figura di ragazza così intelligente e libera, vissuta in un tempo così remoto, dove senz'altro era difficile vivere per una donna, e il suo pensiero romantico andò a cosa fosse successo, poi, dopo la partenza di Odisseo, cosa avesse fatto, se fosse stata felice oppure no.

La Nausicaa di Miyazaki conserva un pò di quello che è stat al'originale, la libertà, e il suo cuore puro. E poi però diventa un personaggio interamente "Miyaziakiano", come lo sono i paesaggi coperti di foreste misteriose, dove si agitano creature incredibili, le rovine coperte di alberi e le grandi e rugginose macchine volanti, e le persone e la guerra, la follia insana che sembra essere una cosa comune del nostro tempo come di quel lontano futuro. Un'umanità che sembra poco accorta, sempre violenta, ma ancora capace di amare se le si mostra la strada, e che soprattutto vuole sempre disperatamente vivere, è il vero protagonista di "Nausicaa della Valle del Vento", come di ogni opera di Miyazaki.

Così alla fine non esistono buoni o cattivi, ma soltanto uomini: e questo è tanto più vero in Nausicaa il manga più perfetto di Miyazaki, che contiene tutto il suo pensiero, tutta la sua ispirazione e la sua poesia. L'anime non è esente però da difetti, e per avere davvero la summa in animazione di Miyazaki bisognerà aspettare "Sen To Chihiro No Kami kakushi".

Il manga

Nausicca è la giovane quanto irruente principessa della piccola Valle del Vento, uno staterello satellite del regno di Tolmekia (o Torumekia), che sorge lungo i lembi del Mare della Putrefazione, l'immensa foresta fungoide velenosa che sembra ricoprire gran parte del pianeta. Più di mille anni prima il mondo come noi lo conosciamo è stato distrutto da un'immane guerra, dove le potenze del mondo, in particolare il tecnologico blocco asiatico, si scagliarono contro terribili armi, tra cui i terribili Soldati Invincibili, mostruosi giganti artificiali composti in parte di materia organica e mossi dal potere dell'energia atomica. Nei Sette Giorni di Fuoco la terra venne sconvolta e bruciata in un mare di distruzione, e l'ecosistema del pianeta venne per sempre sconvolto.

Gli uomini tuttavia sopravvissero, e cominciarono una difficile convivenza con quello che rimaneva della civiltà e del mondo, e la foresta tossica che crebbe tra le macerie, sviluppandosi in modo abnorme a causa delle radiazioni. Gli uomini non possono vivere in mezzo ai miasmi della foresta, se non tramite scafandri particolari, e ad ogni modo le creature che la abitano paiono del tutto ostili, e definitivamente letali, come gli insetti drago o gli Ohmu, i giganteschi custodi della foresta.

Gli esseri umani sembrano però non aver ancora capito la lezione, e una nuova guerra è all'orizzonte. Tolmekia scende in guerra con Dorok, il regno sacro retto dai sacerdoti e dal misterioso Imperatore che da centinaia di anni è rinchiuso nella sua tomba sotto la capitale. La Valle Del Vento viene chiamata alla battaglia dalla principessa Kushana, l'unica figlia dell'Imperatore di Tolmekia, e Nausicaa accetta di guidare i propri uomini nel conflitto. Tuttavia ben presto si accorge che il male non sta da una sola parte, come neppure il bene: dopo una rapida avanzata nel cuore di Dorok, i soldati di Tolmekia sono presi tra l'incudine e il martello, poiché quelli di Dorok hanno deciso di usare come disperata arma il Mare della Putrefazione stesso. Cercheranno di trapiantare nuovi funghi mutageni nel bel mezzo delle linee nemiche, portando la foresta velenosa proprio tra i soldati avversari, e useranno gli stessi Omhu per travolgere i nemici. Ma questo vuol dire provocare una nuova Grande Marea, come quella che devastò il mondo 500 anni prima, divorando ancora terra coltivabile e sana in favore della foresta radioattiva.

Non tutti i sacerdoti sono però concordi con questo folle progetto del Grande Sacerdote Mirarupa di Dorok; anche tra di loro, come tra quelli di Tolmekia, esiste una profezia che parla di "un salvatore vestito di blu che verrà camminando sul cielo" e salverà l'umanità. Questo eroe sarà Nausicaa. La ragazza dapprima aiuta Kushana, che scopre di essere stata mandata alla morte con i soldati a lei fedeli per favorire l'ascesa al trono dei suoi malvagi fratelli, poi si schiera dalla parte del popolo di Pejite, città spazzata via dalla furia tolmekiana, dove scopre un terribile segreto: esiste ancora uno di quei soldati invincibili che distrussero il mondo mille anni fa, e sia quelli di Tolmekia che quelli di Dorok cercano di impossessarsene!

Nausicaa però capisce che da questa guerra non usciranno né vincitori né vinti, ma soltanto la rovina per tutti: cerca quindi di fermare entrambe le parti in causa, cercando di portare la pace tra tutti i contendenti, ma anche tenta di mediare con le creature della foresta. Esse infatti si rivelano entità intelligenti, e custodiscono anch'essi un grande segreto. La foresta è certo nociva e velenosa, e nulla che non siano gli insetti mostro può vivere al suo interno, ma essa è anche un lascito degli antichi scienziati che distrussero il mondo tanto tempo fa. La tecnologia che creò i Giganti Invincibili creò anche la foresta, perché essa prosciugasse la radioattività dal suolo e purificasse il mondo: al centro della foresta, infatti, dove nessun uomo è mai andato, gli alberi si pietrificano e si riducono a sabbia, e su questa terra purificata sta risorgendo la natura.

Ma la vita forse non sarà per gli uomini: infatti nel pensiero degli antichi scienziati sarà un'umanità nuova a calcare la terra dopo che l'uomo di prima scomparirà, e questo segreto è custodito nelle profondità della Cripta Vivente di Dorok, dove le larve dei sostituti dell'umanità attendono di sostituirci.

Ma per Nausicaa, capace di gentilezza estrema e di compassione per ogni creatura, anche per il terribile Oma, il gigante invincibile resuscitato che si crede suo figlio, è capace anche di scelte estreme: è un terribile egoismo quello che mosse i creatori della cripta, perché se è deciso che l'uomo debba estinguersi per i suoi errori, ciò deve avvenire, e il futuro dell'umanità e del mondo sarà soltanto affidato alla speranza e alla capacità di cambiare e di amare degli uomini così come sono. Così ordina a Oma di distruggere la Cripta e gli uomini del futuro che non sono mai nati.

Così anche in questa opera, e forse soprattutto in quest'opera, Miyazaki affronta con insanabile conflitto il tema della lotta tra moderno e antico, dove per antico si intende il mondo naturale di una volta, e la natura in quanto tale, anche nella sua forma più estrema, quella che non prevede l'umanità. E come in Mononoke Hime, non si può ricomporre il dissidio: gli uomini hanno il diritto di vivere, nonostante tutto quello che fanno? La scienza ha veramente il diritto di fare e realizzare tutto quello che vuole? La risposta è che ogni giorno l'uomo deve guadagnarsi il suo posto nel mondo, e che la scienza forse non potrà salvarlo, né redimerlo, né giustificarlo, ma sicuramente quello che è stato fatto non si può cambiare, e quello che era, non torna più.

L'anime

La riduzione animata della storia di Nausicaa è profondamente diversa dal fumetto, non solo perché è per forza di cose la sua versione compressa e adattata ai tempi cinematografici.

Innanzitutto manca la varietà di personaggi del manga, e i caratteri principali che tuttavia non potevano essere rimossi sembrano in un certo senso mancare di qualcosa. Per esempio Kushana nell'anime, della quale non viene per nulla affrontato né soltanto accennato il dramma della madre e la tirannia dei fratelli e del padre, è un personaggio che dovrebbe ricoprire in teoria il ruolo di antagonista della protagonista, ma le motivazioni che la muovono appaiono come molto deboli. Personaggi come Yupa lo spadaccino e Kurotowa l'attendente di Kushana sono totalmente marginali, e mentre nel fumetto contribuiscono con le loro storie e il loro carattere a esaltare la storia e la complessità di fondo, a dare insomma "colore" e spessore alla trama, tanto da sentire come vivo il mondo di Nausicaa, nell'anime tutto questo viene a mancare; la stessa Nausicaa era esaltata nel suo carattere nel manga proprio dal suo incontrarsi/scontrarsi con gli altri diversi personaggi, ognuno con le sue caratteristiche peculiari, aspettative e il proprio mondo di vedere il mondo, e nella fattispecie gli avvenimenti che li vedono protagonisti, gli Omhu, la guerra, i tolmekiani o quelli di Dorok. Proprio il ricomporre le varie strade dei personaggi rende Nausicaa unica; ma nell'anime, essendo più poveri i caratteri dei personaggi principali e assenti tanti altri personaggi minori, ma fondamentali in questo processo, tutto il complesso risulta più povero, Nausicaa stessa meno caratterizzata e la storia in genere ne soffre.

Come nel manga Nausicaa parte alla guerra con Tolmekia e la principessa Kushana; tuttavia il piano di Dorok è molto più semplificato: non si parla di nessuna nuova Onda di Marea, ma semplicemente i soldati di Dorok tentano di travolgere le linee nemiche rapendo un cucciolo di Omhu, e attirando tutto un immenso branco di queste creature inferocite contro i soladti nemici. Il gigante invincibile viene risvegliato, ma si tratta soltanto di un mostro di carne semifusa che serve soltanto a portare orrore, e non ha alcun carattere. Nausicaa si destreggia tra tutti questi problemi, ma il suo obbiettivo principale appare essere soltanto quello degli Omhu; in realtà, pur cercando di salvare tutti, pare molto più propensa a schierarsi con le creature della foresta, che non con gli uomini. Non si fa nessuna menzione alla cripta e al futuro dell'umanità: anzi, viene fatto intendere che, se anche la foresta lascerà il posto alla natura incontaminata di una volta, forse l'uomo non sarà più in grado di vivervi, perché non più abituato a un ambiente puro e incontaminato.

In questo senso la dicotomia e l'opposizione tra mondo tecnologico e mondo naturale, in definitiva, tra due tipi di versi di umanità, nel film si risolve in modo più diretto, ma comunque in linea con il pensiero di Miyazaki: dalla guerra non viene nulla, infatti le situazioni iniziali prima della guerra sono di solito le stesse che si presentano poi, se non peggiorate, nessuno ci ha guadagnato, la tecnologia è un grande rischio, e, anche se gli Omhu sono visti come vittime della follia umana, in definitiva l'uomo deve difendersi da essi per sopravvivere, e in un certo senso un'azione violenta contro di loro quasi si giustifica. Ma alla fine è soltanto l'amore e il cuore di Nausicaa che ferma l'odio degli Omhu, non la forza (tecnologica, perlatro) del gigante invincibile, ed è del sangue degli Omhu che una Nausicaa trasformata in un angelo blu scende sospesa tra cielo e terra sui barbigli dorati delle creature, come un ponte tra esseri della foresta e uomini, e il loro futuro (sintetizzato dall'immagine del sorgere del sole in cielo dietro di lei). Infatti i titoli di coda scorrono sulle immagini di nuove attività e di un ritornare alla vita, di un impegnarsi per vivere da parte di tutti i personaggi.

Non a caso l'ultima immagine è il casco da aviatore di Nausicaa abbandonato nel deserto, vicino al quale è cresciuta una piccola piantina.

domenica 11 novembre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Mononoke Hime

La trama

"Molto tempo fa, le foreste ricoprivano la terra, e dei in forma di animali giganteschi le abitavano; allora, uomini e dei vivevano insieme in armonia..."

Lontano tra le montagne vivono gli Emishi (Antica popolazione giapponese che si dicevva discendesse dagli antichissimi Ainu, i primi abitanti del giappone; tra il 7° e il 10° secolo d.C. vennero sterminati dall'autorità imperiale alla quale non volevano assogettarsi), un popolo che usa ancora strumenti di pietra e cavalca gli stambecchi, e che vive in completo isolamento. Un giorno al loro villaggio giunge la terribile ira di Nago, dio-cinghiale tramutatosi in "demone" (o piuttosto in un Tatari Gami, "spirito corrotto"); per salvare il villaggio il principe Ashitaka è costretto ad abbattere il mostro, attirando su di sé la maledizione che già stava corrompendo il dio.

La maledizione lo ucciderà in breve tempo, e l'unico modo per potersi salvare è cercare la fonte della contaminazione che da ovest (vale la pena ricordare che gli Emishi sarebbero stati originari dell'Honshu) si sta diffondendo per il paese, e trovarvi una non facile soluzione "con occhi non velati dall'odio". Prima di abbandonare nella notte il villaggio, a cavallo del suo stambecco Yakkul, Ashitaka riceve l'estremo saluto di Kaya, una ragazza del villaggio (che nella versione italiana è divenuta per motivi misteriosi sua sorella; questo dovuto forse al fatto che in lingua originale Ashitaka viene chiamato da questa come "Anisama", che è titolo onorifico per riferirsi a un uomo più anziano, con cui si ha qualche rapporto affettivo, e che significa letteralmente "fratello maggiore", ma non vuol significare necessariamente alcun legame di sangue...), che evidentemente nutre qualche sentimento per lui, e gli fa dono di un pugnale di quarzo (un "gyoku no Kodachi", un "dono di eterno amore").

Seguendo a ritroso il percorso fatto da Nago il nostro protagonista giunge infine nei pressi della Grande Foresta, un antico luogo dove vivrebbero kami (divinità) giganteschi; in realtà questa zona è al momento dilaniata da una feroce guerra tra umani e spiriti della foresta, in quanto gli umani, insediati ai bordi della foresta con la loro "città del ferro" (Tatara Ba, letteralmente "luogo del mantice") e guidati dalla spregiudicata Eboshi, mirano a disboscare e scavare tutte le montagne, e a distruggere la foresta stessa con i suoi spiriti per ottenere il prezioso minerale di ferro; esso vale loro la ricchezza e soprattutto la salvezza di fronte alle mire espansionistiche dei soldati dell'imperatore, mentre gli spiriti vogliono ovviamente preservare la loro casa e fanno a pezzi ogni umano che osi avventurarsi all'interno della foresta.

Ashitaka salva la vita ad alcuni umani che erano stati attaccati dagli spiriti, attirandosi le simpatie della città del ferro, soprattutto delle sue donne, che qui vivono in una condizione di primaria importanza e di semi-libertà che altre donne in quell'epoca (l'era Muromachi, 1392-1573 d.C.) in Giappone potrebbero solo sognarsi. Tuttavia, proprio perché chiamato a giudicare "senza odio", salva successivamente anche, la ragazza lupo, la "principessa mononoke" (principessa degli spiriti vendicativi) del titolo, venuta a uccidere Eboshi, della quale egli pare essersi innamorato a prima vista. E questo pur avendo scoperto che è stato proprio il proiettile di Eboshi a ferire Nago e a trasformarlo in un mostro.

In questo frangente Ashitaka stesso viene ferito gravemente, e si salva soltanto per l'intervento della stessa San, e del Dio della Foresta (il Sishi Gami), una strana creatura che di notte si muove per la foresta sotto forma di "colui che cammina nella notte" (didaraboshi), un essere gigantesco di forma vagamente umanoide, mentre durante il giorno si presenta come uno strano cervo dalla testa umana. Ashitaka cerca di convincere sia gli uomini sia le bestie a non cominciare una guerra su vasta scala che porterebbe dolore e morte a entrambi, ma le sue parole rimangono inascoltate.

E così si scatena una feroce battaglia, con il popolo dei lupi e il popolo dei cinghiali che corrono al massacro contro i fucili, le bombarde (l' "ishibyia", per la precisione, che significa letteralmente "cannone a mano", introdotto in giappone dai portoghesi nel 1543) e le mine di Eboshi e dei soldati inviati dall'imperatore (che vuole mettere le mani sulla testa del Dio della Foresta, che avrebbe la qualità di garantire la vita eterna).

Solo Ashitaka tenta di riconciliare gli animi e di portare la pace, ma il suo compito non sarà facile...

Commento alla versione italiana

Come al solito la versione italiana, parliamo di doppiaggio, presenta diversi errori rispetto all'originale; preferiamo chiamarli così, perché ancora non abbiamo capito il motivo che spinge gli adattatori e i traduttori a cambiare le battute, stravolgere il carattere dei personaggi, financo cambiare i titoli e i nomi (cosa che per la legge italiana sarebbe un reato contro il diritto di autore; vedi qui).

Principalmente il problema sembra essere ancora una volta nel passaggio per il circuito americano (o anglofono in genere). Infatti, se si confrontano le battute dei sottotili in italiano e il doppiaggio in italiano (del dvd, ovviamente...) si nota che sono diversi! Infatti i sottotitoli italiani sono la traduzione di quelli in inglese, che oltre a derivare da una traduzione un pò diversa da quella italiana, mostrano l'annoso problema della logorrea americana (o anglofona in genere): se un personaggio non parla, se c'è un attimo di silenzio, se c'è qualcosa da capire senza che il personaggio lo spieghi, si deve per forza sovraimporre un battuta, un discorso, un fiume di parole (inutile), che oltre a manomettere l'originalità dell'opera, consegue gli effetti immaginabili sul clima generale e sul senso della narrazione.

Quindi per tutto il film il doppiaggio italiano a volte segue la partitura inglese, a volte no, a volte i personaggi parlano quando non hanno detto niente, a volte dicono cose che ci sono, ma completamente diverse dal vero senso. Il doppiaggio inglese, come detto, è peggiore; per capire cosa intendiamo dire, analizziamo proprio l'inizio del film:

"Molto tempo fa, le foreste ricoprivano la terra, e dei in forma di animali giganteschi le abitavano; allora, uomini e dei vivevano insieme in armonia...'"; questo è quello che il narratore italiano ci propone. In realtà, appunto come semplicemente mostrato dal film stesso, non si vede dove dei e uomini vivano in armonia, visto che le prime scene mostrano tutto il contrario. Nella versione originale giapponese compare soltanto una scritta, priva di parlato, che dovrebbe significare: `"Molto, molto tempo fa, questa regione era ricoperta da dense foreste. Dentro queste foreste vivevano gli dèi degli antichi...". In inglese le cose sono ancora peggiori: non solo il "cronista" parla tutto il tempo delle prime scene, come se fosse posseduto da qualche horror vacui del silenzio, ma alle parole italiane aggiunge anche: "... tuttavia gran parte delle foreste venne distrutta... ecc... gli dei, sotto forma di giganteschi animali, proteggevano quello che ne rimaneva... ecc... era il tempo degli dei e dei demoni!". Un vero fiume di parole, tutto per ottenere la clausola ad effetto stile "Die Hard" e simili.

Ancora: perché quando Ashitaka dice la sua prima battuta, quando invita Yakkul a venirgli dietro, in italiano dice: "Forza, vieni Yakkul", in inglese: "Come on, Yakkul, boy"(!!), mentre in giapponese dice soltanto: "Yakkul"? E subito dopo le ragazze che incontra si lanciano in sperticati discorsi con lui; dove invece, ascoltando la traccia audio giapponese e guardando i sottotitoli inglesi/italiani, si nota che metà delle battute in sovraimpressione sono pronunciate mentre i personaggi hanno la bocca chiusa!

Ecco la battitura originale di questa scena (si ringrazia Vittorio Bertola 1999 per la traduzione, vedi qui):

Ragazza I: Signor primogenito!

Ashitaka: Giusto in tempo! La signora Hii ha ordinato a tutti di tornare al villaggio.

Ragazza: Sì, anche il signor Ji l'ha detto.

Ashitaka: Il signor Ji?

Ragazza: Ha detto che la foresta è diversa dal solito.

II ragazza: Tutti gli uccelli sono spariti.

III ragazza: Anche tutte le altre creature sono sparite!

Ashitaka: D'accordo, andrò a sentire il signor Ji.

Ashitaka: Va bene, tornate tutte al villaggio
!
Ragazze: Sì!


Ancora... nella scena in cui Moro la lupa madre e Ashitaka parlano sulla rupe mentre San dorme, in originale avremmo sentito questo (Vittorio Bertola 1999):

Moro: Ti fa male?

Se tu saltassi, tutto sarebbe finito velocemente e senza dolore.

Più tu sopporti il dolore, più la ferita diventa profonda.

Ashitaka: Sembra che io abbia dormito per molti giorni.

Tutto quel che ricordo è di essere stato curato da quella giovane ragazza.

Moro: Se tu avessi lanciato anche un solo gemito, avrei lacerato la tua gola da parte a parte.

Cosa stai guardando così attentamente?

Ashitaka: E' una foresta così bella.

Okkotonushi si è già mosso?

Moro: Torna nella grotta, giovane uomo.

Come puoi ascoltare le grida di dolore della foresta, mentre i cinghiali si muovono attraverso gli alberi?

Io siedo qui col mio corpo morente ad ascoltare le grida disperate della foresta, mentre aspetto che quella donna venga allo scoperto!

Quanto sogno il momento in cui potrò affondare le mie zanne nella sua testa!

Ashitaka: Moro, esiste un modo affinché la foresta e gli umani possano coesistere senza conflitti?

E' proprio vero che non c'è alcuna altra possibilità?

Moro: Gli umani non fanno altro che crescere continuamente di numero.

In breve tempo saranno arrivati perfino qui.

Ashitaka: Cosa pensi di fare di San?

Pensi di abbandonare anche lei?

Moro: Tipico di un umano. Un'idea così egocentrica.

San è una di noi. Quando la foresta morirà, lei morirà con noi.

Ashitaka: Ma quella ragazza è umana!

Moro: Zitto, giovane uomo!

Come puoi pensare di comprendere le sfortune di quella ragazza?

Quella ragazza è stata gettata via dagli umani e si è unita a noi!

Incapace di diventare completamente umana o cane di montagna...

...lei è la mia amata, orribile, glabra bambina!!

Puoi salvare una ragazza del genere?

Ashitaka: Non lo so.

Ma so che possiamo vivere insieme.

Moro: (ride) In che modo potreste vivere insieme?

Combatteresti gli umani con San al tuo fianco?

Ashitaka: No! Ciò aumenterebbe soltanto l'odio e il dolore!

Moro: Giovane uomo, non c'è niente che tu possa fare.

Alla fine tu sarai consumato dalla maledizione. Vattene da qui.


Inutile dire che sia nel doppiaggio italiano, sia nei sottotitoli inglesi/italiani, questo dialogo è piuttosto stravolto. Basta pensare solo al nucleo di battute riguardanti la storia di San: in italiano Moro dice che inseguiva i suoi genitori nella foresta, loro l'hanno abbandonata e lei l'ha tirata su come sua figlia; in realtà tutti questi risvolti drammatici non esistono (e quindi anche le motivazioni di San, se necessario, non trovano alcuna radice in un'ipotetica "vendetta" nei confronti degli umani come traspare dalla versione italiana). O le prime due o tre batture, dove Moro in italiano dice: "Potresti saltare giù, e farla finita; appena avrai riacquistato le forze, la maledizione ti consumerà..."; e subito dopo pare che Moro e Ashitaka parlino due lingue diverse, visto che lei dice: "Avrei voluto sentirti piangere e disperarti, così ti avrei lacerato la gola per farti stare zitto!" e subito Ashitaka dice: "E' una bellissima foresta..." mentre la battuta di Moro: ``Cosa guardi?'', è scomparsa... un dialogo del genere pare una scenetta comica!

Tralasciando tutto il resto, passiamo al finale, che è veramente spettacolare: alla fine infatti, Eboshi pare convertirsi tutto all'improvviso, e decide di "... vivere nel rispetto della natura, in armonia con gli spiriti...", mentre in realtà prima ironizza sul fatto che sia stata salvata proprio da un lupo, e poi chiede di portarle Ashitaka per ringraziarlo; infine dice qualcosa del tipo: "... ricostruiremo ancora più bella la nostra città del ferro...". Altro che convertita...

Ecco la traduzione forse più fedele (sempre da Vittorio Bertola 1999):

Eboshi: Mi vergogno così tanto...

Eboshi: Salvata sulla groppa di un cane di montagna.

Voglio ringraziarlo.

Qualcuno vada a chiamare Ashitaka.

Voi tutti, ricominciamo da capo!

Faremo di questo un buon villaggio!


Infine proprio l'ultima battuta, del vecchio Jiko Bou (il vecchio monaco mandato dall'imperatore a cacciare la testa del dio cervo): in italiano dice: "la vita vince sempre", mentre invece la battuta corretta sarebbe: "... mi arrendo, non posso vincere contro gli stupidi". Come dire, dal giorno alla notte...

A questo punto sorge però una domanda inquietante: perché in inglese questa volta la traduzione è giusta!? Perché se la partitura inglese è quella che è stata seguita, qui, per esempio, la traduzione italiana (sottotitoli e doppiaggio) è diversa?!

Rimane solo da sperare che in futuro maturi una più adeguata sensibilità su questi temi, anche se c'è poco da sperare.