sabato 13 ottobre 2007

Miyazaki: i lavori animati - Laputa, la città nel cielo

Navi volanti, pirati del cielo, pietre misteriose che emanano luci azzurre e che levitano, robot e civiltà supertecnologiche del passato... in questo film c'è tutto il repertorio di molta animazione giapponese successiva, specie quella di avventura; si può ben dire che si tratti di uno dei film più citati di Miyazaki. Un esempio di citazioni in sequenza che viene subito un mente è quello macroscopico di "Fushighi non Umi no Nadia" (da noi "Il mistero della pietra azzurra"), dove lo studio Gainax non ha pudori a inserire pietre azzurre con strani poteri, una ragazza perseguitata da poteri occulti e soprattutto da un gruppo di avventurieri balordi (il trio del Gratank) che ricordano molto da vicino, anche per come sono vestiti, i pirati di questo film di Miyazaki; per non parlare poi delle antiche civiltà perdute e delle meravigliose macchine volanti.

Ad ogni modo la storia di Laputa è la seguente: ai "nostri" giorni una grande macchina volante sta trasportando una ragazza dallo sguardo triste; improvvisamente dalle nuvole compaiono strani marchingegni simili a libellule giganti. Sono i pirati dell'aria! Attaccano con determinata violenza il vascello, e pare che stiano mirando a qualcosa in particolare... la ragazza approfitta dell'occasione per cercare di fuggire, ma tutto quello che ottiene è di finire fuori dell'oblò e di precipitare verso il vuoto. Ma la magica pietra azzurra legata al suo collo comincia a brillare e la salva da morte certa facendola "planare" giù dal cielo.

Mentre in sovraimpressione scorrono i titoli di testa assistiamo all'ascesa del genio umano e della scienza, che apre il cielo all'umanità e lo popola di aerei sempre più grandi, mentre il cielo si annerisce del fumo delle ciminiere, finché incredibili città volanti arrivano a riempire gli spazi. Tuttavia, questo non dura a lungo, e catastrofi naturali o forse gli uomini stessi portano alla catastrofe: le città precipitano e gli esseri umani si disperdono sulla superficie della terra, e il loro ricordo viene cancellato.

Torniamo al tempo presente; Pazu è un ragazzo che lavora duramente presso gli ascensori di una grande miniera, presso una cittadina senza nome sorta tutt'intorno a immensi crepacci traforati di miniere e solcati da migliaia di binari e ponti sospesi per il trasporto dei minerali. Mentre, durante l'ultimo turno di lavoro, guarda per un attimo il cielo notturno, vede una strana cosa brillare lassù in alto. E presto con suo grande stupore si accorge che si tratta di una ragazza che fluttua in aria! Pazu si precipita, e se la ritrova in braccio. Quando però la ragazza rinviene si trova a casa di Pazu, e dice di chiamarsi Sheeta. E' una casa ben strana, piena di strani macchinari e di atrezzi più o meno volanti (che a qualcuno ricorderà senz'altro la casa di Jean nel Mistero della pietra azzurra). Il ragazzo le spiega di avere infatti un grande sogno: anni addietro suo padre era scomparso nel tentativo di ritrovare la città perduta di Laputa, di cui, pare, avesse avuto una fugace visione durante una tempesta.

Anche Pazu vuole trovare la città perduta, e Sheeta rimane affascinata; anche lei ha sentito parlare di Laputa. Non c'è però troppo tempo per parlare: loschi individui vengono a bussare e i nostri eroi sono costretti a fuggire. Di fatto riescono a sfuggire ai pirati, e si perdono nelle miniere. Qui scoprono che esistono interi filoni di "levi-stone", come quella si Sheeta, che paiono animarsi di luce propria quando la città volante (così racconta loro un vecchio minatore) vola sopra le miniere.

Tuttavia non solo i pirati sono alle costole di Sheeta, ma anche l'esercito. Contro un massiccio dispiegamento di forze di uomini e di aerei i nostri sono catturati. Dietro tutto questo c'è un uomo, di nome Muska, che pare tirare le fila di molte cose, anche contro il suo stesso paese. E' lui a rivelare a Sheeta che lei sarebbe in verità l'ultima erede del regno di Laputa (il suo nome vero è Lusheeta Toelle Ul Laputa, infatti), e che la levi-stone, grazie all'opportuna parola magica, può indicare il luogo dove si trova la città.

Pazu è trattato in malo modo, e ricacciato a casa con un pugno di soldi nelle tasche, come "risarcimento". Qui trova i pirati della banda di Dola, la famosa piratessa, ad attenderlo: è proprio lei a fargli capire che un vero uomo non lascia una donna in pericolo. I pirati, che, com'era prevedibile, sono delle paste d'uomo, guidati dalla "mamma" Dola, si alleano con lui. Danno così l'assalto alla fortezza dell'esercito, dove nel frattempo il tentativo di Sheeta di usare la magia ha attivato uno dei guardiani di Laputa, un robot precipitato dal cielo tanto anni fa che si credeva disattivato, e che si dimostra dotato di un potere spaventoso (questo robot ritorna peraltro nell'episodio 145 della seconda serie di Lupin III, pilotato da una ragazza del tutto identica a Nausicaa; ma non c'è da meravigliarsi, visto che quell'episodio è stato realizzato da Miyazaki in persona!). La stessa fortezza è quasi rasa al suolo, e solo l'intervento dell'immane nave volante dell'esercito, ha la meglio sull'androide. Pazu arriva giusto in tempo per salvare Sheeta, ma la levistone è caduta nelle mani dei cattivi, che grazie ad essa possono arrivare alla città nel cielo.

Ma né Pazu né Sheeta a questo punto vogliono arrendersi, e partono con i pirati alla volta di Laputa, nel tentativo di impedire all'esercito e a Muska di mettere le mani sui tesori e sulla tecnologia della città...

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